Per EasyJet l’effetto Brexit si traduce con una crescita del numero di passeggeri trasportati, ma un calo per gli utili. Il secondo vettore low cost europeo dopo Ryanair comincia a subire il contraccolpo per l’uscita della Gran Bretagna dall’Europa. E se dai dati di bilancio 2015-2016 risulta una crescita del numero di passeggeri del 6,6% (73 milioni) sul 2015, oltre a un load factor record del 91,6% e una capacità cresciuta del 6,5% per 80 milioni di posti, i ricavi diminuiscono dello 0,4% (4,7 miliardi di sterline), e i ricavi per posto offerto scendono a 58,46 sterline (-6,4% o – 6,9% a valuta costante).
“EasyJet ha ottenuto un forte risultato nel 2016, nonostante abbia dovuto affrontare una serie di eventi esterni e l’impatto negativo dei tassi di cambio”, spiega Carolyn McCall, ad EasyJet. Restano i dubbi sulla tenuta degli attuali ritmi di crescita, basati sul probabile incremento del prezzo del petrolio, sul cambio della sterlina e su nuovi choc geopolitici che potrebbero piegare la crescita del vettore, riporta la Repubblica. Per la Brexit infatti si sono volatilizzati 88 milioni di sterline e 90 milioni sono quelli che potrebbero mancare anche nel 2017.
“In contesti operativi difficili le compagnie forti come EasyJet diventeranno ancora più forti e noi continueremo a crescere consolidando il nostro network – aggiunge McCall -. Circa la metà della nostra crescita l’anno prossimo sarà nel Regno Unito, ma anche Svizzera, Francia e Italia avranno crescite consistenti”.
L’Italia resta infatti al top delle strategie del vettore, che considera il nostro Paese come il secondo mercato più importante del network. Ed è pronto per ulteriori investimenti durante il prossimo anno.