In Egitto il turismo negli ultimi 30 anni non è mai stato in crisi quanto lo è ora. I dati comunicati dal ministro del turismo egiziano Hisham Zazou all’emittente Al-Arabiya non lasciano spazio a dubbi, riporta Radio Popolare. Dallo scorso novembre, le perdite al mese registrate nel settore turistico ammontano infatti a 2,2 miliardi di lire egiziane, circa 283 milioni di dollari.
I flebili segni di ripresa che si erano manifestati nei primi 10 mesi del 2015 sono stati completamente annullati dai recenti incidenti, l’esplosione dell’aereo di linea russo decollato da Sharm el Sheikh e i due attacchi terroristici alle piramidi di Giza e a Hurgada.
Dal picco dei 14 milioni di visitatori nel 2010, quando il turismo rappresentava il 13 % del Pil egiziano, con la rivoluzione di piazza Tahrir nel 2011 il settore è entrato in una fase di profonda crisi. E da allora non si è più ripreso.
La Russia, che con 4 milioni di turisti rappresenta la componente più forte del traffico turistico nei resort del Mar Rosso, e la Gran Bretagna mantengono il divieto per i voli verso l’Egitto. E se a quanto riferisce la banca centrale egiziana nell’anno fiscale terminato il 30 giugno 2015 le entrate erano tornate a 7 miliardi di dollari, con un aumento di 2 milioni rispetto all’anno precedente, la situazione nel Paese continua a restare precaria.
Decisamente precaria, nonostante il ministro Zazou abbbia dichiarato alla stampa di essere fiducioso. Il problema è che sono i turisti a non esserlo.