L’impatto dell’emergenza COVID-19 sulla mobilità a noleggio e in sharing è stato pesante. La crisi economica innescata dalla pandemia, il telelavoro e la sospensione dei flussi turistici in ingresso nel nostro Paese hanno bloccato la spinta innovativa della new mobility pay-per-use, che nel 2019 aveva visto crescere la propria flotta di auto e veicoli commerciali leggeri fino a 1,2 milioni di unità, raggiungendo il 25% dell’immatricolato nazionale.
Lo scenario appena descritto emerge dalla presentazione della 19esima edizione del Rapporto ANIASA, l’Associazione che all’interno di Confindustria rappresenta il settore dei servizi di mobilità (noleggio veicoli a lungo termine, rent-a-car, car sharing, fleet management, servizi di digital automotive e assistenza nell’automotive).
Nel 2019 il settore del noleggio e del vehicle sharing ha complessivamente registrato una significativa crescita della flotta, raggiungendo quota 1,2 milioni di veicoli in circolazione (+100mila unità rispetto all’anno precedente) e un fatturato di oltre 7 mld di euro (+8% vs 2018). Sul fronte delle immatricolazioni il comparto ha superato quota 500.000 veicoli, attestandosi ormai stabilmente al 25% del mercato nazionale, per un valore record di 11 miliardi di euro di acquisti di nuovi veicoli. Poi l’emergenza COVID, dopo un inizio d’anno positivo, ha travolto anche il settore della mobilità a noleggio.
Nel trimestre marzo-aprile-maggio le immatricolazioni del settore si sono bloccate: in soli 90 giorni si sono perse 155.000 nuove auto e veicoli commerciali, per un valore di 3,1 miliardi di euro e quasi 1 miliardo di entrate per l’Erario in meno tra IVA e tasse varie.
La pandemia ha colpito in modo diversificato i diversi business della mobilità pay-per-use. Sono crollate le attività di noleggio a breve termine e in sharing, mentre hanno finora tenuto quelle a lungo termine.
“Sconcerta, a quasi quattro mesi dall’inizio della pandemia”, dichiara il Presidente ANIASA – Massimiliano Archiapatti, “la totale assenza di attenzione da parte del Governo per due filiere strategiche per l’Italia: l’automotive (11% del PIL) e il turismo (16% del PIL). Gli annunciati voucher vacanze, ridottisi a poche centinaia di euro per limitate fasce di popolazione, riguarderanno solo una piccola parte della filiera. Ci chiediamo anche che fine abbia fatto la campagna “Viaggio in Italia” annunciata dal Premier qualche settimana fa con cui si sarebbe dovuto promuovere a livello internazionale il turismo nel nostro Paese. Senza interventi concreti, la crisi economica fermerà gli acquisti di nuove auto, provocando il collasso del mercato e rallentando il rinnovo del nostro parco circolante nazionale (38 milioni di veicoli), il secondo più anziano del Continente, con oltre il 30% del circolante ante Euro4 (oltre 14 anni di anzianità). Per questo ribadiamo al Governo la nostra proposta che produrrebbe immediati benefici sulla domanda di mobilità, sull’ambiente e, non ultimo, sul fronte delle Entrate per l’Erario: estensione dell’ecobonus, oggi previsto solo per limitate fasce di veicoli, alle vetture usate con standard di emissioni Euro 6 a seguito di rottamazione di veicoli Euro 0, 1, 2, 3 e 4. Per venire incontro alle esigenze di cassa del Governo, l’ecobonus potrebbe essere erogato tramite credito d’imposta o mediante esenzione dal pagamento delle tasse automobilistiche (IPT e tassa automobilistica regionale) e avrebbe il pregio di raggiungere classi sociali con minore capacità di spesa (quelle spesso in possesso di veicoli più inquinanti e che senza supporto non cambierebbero la propria auto)”.