Il sindaco di Forte dei Marmi, Umberto Buratti, li ha già vietati. E quello di Portofino, Giorgio d’Alia, è pronto a fare altrettanto, se la loro presenza si dovesse tradurre in un reale disturbo. Sono i droni l’ultima minaccia per la privacy dei turisti, soprattutto in spiaggia, e per questo scattano le prime difese e i primi divieti. Perché che vacanza è se, oltre a difendersi dallo smartphone del vicino, bisogna anche vigilare sui pericoli in arrivo dal cielo? Sembra passata una vita da quando i paparazzi inseguivano in moto, o stavano appostati tra le siepi. Adesso lo spione arriva dal cielo, ha zampe d’acciaio e telecamera incorporata ad alta definizione. Se tendenzialmente vengono utilizzati “a fin di bene” – come camerieri a lunga distanza, ma anche per tenere sotto controllo i barconi di migranti ed eseguire un accurato monitoraggio idrogeologico – i droni sono spesso strumenti utilizzati in modo dissennato, una tendenza pericolosa che l’Enac punta ad arginare anche con il nuovo, severo regolamento, appena approvato. Innanzitutto, in Italia per far decollare un drone bisogna essere maggiorenni, aver frequentato un corso e superato un esame, assicurare il velivolo e per finire presentare alle autorità competenti un piano di volo, che tiene conto anche della densità di popolazione. I voli sulle spiagge in estate, per esempio, sono definite “operazioni critiche”. Speriamo che valga come deterrente.