Ethiopian Airlines licenzia 19 dipendenti, solo quelli italiani. La notizia si è diffusa qualche giorno dopo la presentazione di una interrogazione parlamentare da parte di Sinistra Italiana dove si stigmatizzava il comportamento della Compagnia, accusata di procedere con la chiusura dei rapporti a causa dell’alto costo del lavoro legato alla componente italiana della sede di Roma. Restano in sede invece i 5 lavoratori etiopi che costano molto meno; diversamente dai loro colleghi italiani per i quali è applicato il modello di contratto nazionale del lavoro legato al trasporto aereo, per loro vale il contratto etiope molto più favorevole in termini di costi per l’azienda. A niente è valsa la richiesta di trattare, Ethiopian non ne avrebbe mostrata alcuna intenzione. Anzi, avrebbe intenzione di affidare in outsourcing le mansioni fin qui gestite dai lavoratori italiani. Nell’imminenza dell’operatività dei licenziamenti (10 dicembre) fra le tanti voci che si sono sollevate in difesa dei posti di lavoro in pericolo, giunge anche quella di Fiavet Lazio. “E’ un atto gravissimo che francamente non riusciamo a comprendere né tantomeno a giustificare – commenta il presidente Ernesto Mazzi – Condanniamo la decisione dell’Ethiopian Airlines e ci auguriamo che il buon senso possa ancora portare a soluzioni differenti. A nostro parere – prosegue Mazzi – i lavoratori, anche in un momento difficile per l’economia e per il lavoro come quello che stiamo vivendo, non possono pagare il prezzo di scelte aziendali discutibili e soprattutto in contrasto con l’espansione che il vettore ha nel nostro paese. È una compagnia con oltre 60 anni di attività e tra i maggiori vettori del continente africano”.
Secondo il management italiano, la decisione presa da Ethiopian non avrebbe ragione d’essere in considerazione dello sviluppo della Compagnia in Italia, con il recente potenziamento dei posti volo e un numero maggiore di posti venduti rispetto alla media europea della Compagnia stessa.
“E’ necessario che il Governo intervenga subito – conclude Mazzi – anche perché per i costi sociali della mobilità derivanti da tale provvedimento ricadrebbero sull’Italia”.