I dati di Federalberghi parlano chiaro: da giugno a settembre gli hotel italiani hanno registrato il 4% in più di presenze. Il segnale è comunque significativo e positivo anche considerando i primi nove mesi dell’anno: + 3,2% di presenze, con pernottamenti cresciuti del 2,8% per gli italiani e del 3,6% per gli stranieri.
Un’estate in crescita, dnque, quella appena trascorsa. Ma Bernabò Bocca, presidente dell’associazione, insieme ai dati trasmette un monito: il successo appena riportato non deve trasformarsi in un pretesto per tassare ulteriormente il comparto. L’incertezza del settore nel suo complesso pesa infatti ancora sui bilanci delle imprese ricettive. I dati dell’occupazione nel comparto alberghiero segnano poi una flessione dei lavoratori dell’1,3%. Inoltre, a preoccupare il presidente ci sono l’ipotesi circolata in questi giorni di aumentare l’imposta di soggiorno e il percorso di modifica della tassazione sugli immobili.
“L’Imu più la Tasi pagati nel solo 2014 dal comparto ammontano a circa di 893 milioni di euro, pari a 817 euro per ciascuna delle 1,1 milioni di camere esistenti nei circa 34 mila alberghi italiani. La proposta che avanziamo – conclude Bocca – è di riconoscere la tipicità dell’immobile alberghiero, che costituisce un investimento ad uso produttivo aumentando la deducibilità degli importi pagati dalle strutture ricettive”.
Infine, c’è la questione promozione, “attività senza la quale – dice ancora Bocca – il recupero registrato quest’anno rischio di dissolversi già nei primi mesi del 2016. Non possiamo riposare sugli allori e riteniamo che sarebbe ora che l’Enit appena riformato venisse messo in condizioni di operare attivamente. Altrimenti ne soffrirà l’intero sistema turistico nazionale”.