Niente vacanze di Natale per 48 milioni di italiani e di questi, 30 milioni non le faranno per motivi economici. Praticamente i quattro quinti della Nazione non si muoverà da casa. E’ la previsione di Federalberghi nell’imminenza delle festività di fine anno. Si tratta dell’ormai solito tragico bollettino che precede la guerra dei numeri da cui saremo sonmmersi da qui all’Epifania. Con l’unico dubbio che viene da una considerazione: se è così in tempo di guerra, i 48 milioni (o i 30) di italiani cosa avrebbero fatto in tempo di pace? Tutti in vacanza? E una così nefasta previsione, annunciata in questa fase, non potrebbe essere deleteria e convincere qualche dubbioso a restarsene a casa, visto che lo faranno gli altri? O magari ad aspettare ulteriori ribassi dei prezzi per un last minute conveniente a discapito del fatturato degli stessi operatori?
“La flessione di italiani in vacanza che verrà registrata durante le imminenti feste di Natale e Capodanno è paragonabile ad un fuoco che cova sotto la cenere – sostiene comunque il Presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca, alla lettura dei risultati dell’indagine previsionale sulle vacanze di Natale e Capodanno degli italiani, realizzata con il supporto tecnico dell’istituto ACS Marketing Solutions – Complessivamente 11,8 milioni di italiani effettueranno una vacanza tra Natale e Capodanno, pari ad una flessione dell’1,6% che però, assommato al calo del 3% registrato l’anno scorso, evidenzia come il settore si trovi a patire la grave situazione economica nella quale si dibattono ancora le famiglie italiane ed ormai sempre più le imprese ricettive”.
Ciò vuol dire quindi, secondo gli albergatori, che 48 milioni di italiani non si sposteranno affatto di casa durante le festività e, come detto, di essi addirittura 30 milioni non lo faranno per motivi economici.
“Occorrono dunque misure urgenti – sottolinea il Presidente degli albergatori italiani – per ridare liquidità alle famiglie o si rischia un ulteriore crollo dei consumi turistici, che potrebbe tirarsi dietro un ulteriore calo del PIL nazionale”.
Il futuro, ovviamente, resta un’incognita: “Mentre la domanda interna langue, ci vediamo negare anche gli strumenti necessari per intercettare la clientela internazionale. I costi di gestione, il peso della burocrazia e la pressione fiscale salgono. A pochi mesi dall’Expo, le delegazioni estere dell’Enit sono state decapitate, la riforma dell’istituto langue, i provvedimenti attuativi del decreto turismo non sono stati ancora emanati e la legge di stabilità ha di fatto ignorato il settore. È ora di capire se questo Paese vuole investire seriamente sul turismo o se invece è un tema buono solo per le chiacchiere da salotto”.