Fiavet vince in Tribunale la causa contro Lufthansa

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“Da gennaio 2016 Lufthansa cambiò la commissione per la vendita di biglietti aerei passandola dall’1% allo 0,1%. Una scelta considerata arbitraria da Fiavet e giudicata illegittima anche dal Tribunale di Milano nella sentenza del 21 aprile scorso da cui si ottiene una dichiarazione di illegittimità della modifica unilaterale della commissione”. Ad annunciarlo è la Federazione Italiana Associazioni Imprese Viaggi e Turismo che definisce la sentenza “epocale”.

Il Tribunale – spiega la Fiavet – dichiara ‘nulla per indeterminatezza’ la clausola del contratto di mandato di vendita della biglietteria che prevede la facoltà del vettore di fissazione unilaterale della commissione dovuta all’agente di viaggio, senza criteri e limiti. Tale precedente giurisprudenziale consentirà di fondare richieste alla compagnia di riconteggio e liquidazione della maggiore commissione dovuta alle agenzie di viaggio che hanno venduto la biglietteria Lufthansa dal primo gennaio 2016 ricevendo la commissione ridotta, imposta illegittimamente dal vettore.

“Abbiamo contestato – spiega Federico Lucarelli, docente di Diritto del Turismo e consulente legale di Fiavet che ha patrocinato il giudizio davanti in Tribunale – l’operato del vettore sulla base dei principi regolanti il rapporto di mandato, che è un contratto consensuale a titolo oneroso, come ribadiscono anche la RESO IATA 818 e 824; una modifica unilaterale e non concordata della commissione spettante all’Agente mandatario, che la fissi in un valore simbolico, quale 0,1%, nega la remuneratività del contratto e viola i principi di buona fede e correttezza che presiedono l’esecuzione degli accordi commerciali”.

“Sono entusiasta di questa vittoria – afferma la presidente di Fiavet Ivana Jelinic – una battaglia di Fiavet proseguita con forza in questi anni a nome di tutte le agenzie, ora sono certa diventerà simbolica nel futuro. Colgo l’occasione per ricordare, inoltre, che la zero commission applicabile in alcuni Paesi, non è consentita in Italia, e se si vuole vendere nel nostro Paese, bisogna rispettarne le regole”.