La legge Macron, approvata in Francia lo scorso luglio, contiene una serie di provvedimenti per liberalizzare il settore turistico francese. All’onore delle cronache nazionali è salito il provvedimento che offre la possibilità ai negozi di rimanere aperti tutte le domeniche nelle zone turistiche (buffo che in Italia si discuta dell’esatto contrario), mentre quello che crea maggiori effetti è senza dubbio l’abolizione delle clausole di parità tariffaria nei contratti tra Online travel agencies e hotel.

Una battaglia che non si combatte solo sui giornali ma soprattutto nelle sedi istituzionali: l’Ettsa (European Technology and Travel Services Association), associazione che rappresenta e promuove gli interessi delle Ota, ha chiesto alla Commissione europea di esaminarla con riguardo alla sua incompatibilità con le norme del Trattato sull’Unione europea e con le norme europee sulla concorrenza.

Adnkronos riporta a tal proposito le dichiarazioni del Segretario Generale di Ettsa Christoph Klenner:  “La ‘legge Macron’ non è chiara e crea molta incertezza al punto tale che gli operatori non sanno distinguere cosa possono e non possono fare, con il rischio di andare incontro a sanzioni significative. Gli albergatori in Francia e in ambito Europa beneficiano enormemente dell’accesso che i fornitori indipendenti di servizi di viaggio offrono loro rispetto al mercato globale. Gli albergatori oggi in Francia usano a proprio vantaggio gli investimenti in ambito tecnologico effettuati dai fornitori indipendenti di tecnologie e dalle piattaforme di prenotazione online, che offrono funzioni consumer-friendly come recensioni indipendenti, strumenti di comparazione, contenuti tradotti in lingua locale, la possibilità di pagare con la loro valuta sia via telefono che online, per assicurare un servizio di prenotazione per i viaggiatori completo, facile e sicuro. ETTSA nutre altresì preoccupazioni per il fatto che la legge in questione sembra essere in conflitto con i principi base di libertà commerciale e contrattuale e potrebbe violare i principi fondanti dell’UE come la libertà di movimento dei servizi e le norme europee sulla concorrenza. La legge risulta discriminatoria e ingiustificata e crea ostacoli all’accesso al mercato in Francia. Questo provvedimento risulta particolarmente inopportuno nel momento in cui la Commissione europea sta cercando di creare un vero mercato pan-europeo per i servizi digitali.”

Una difesa molto simile a quella di Andrea D’Amico di Booking.com alla Camera dei Deputati la scorsa settimana ma con una differenza sostanziale tra gli impegni presi da Booking.com in Italia, dove la parity rate è stata abolita solo parzialmente, e in Francia dove con l’abolizione completa il portale non può far altro che adeguarsi alle normative vigenti.

Ce lo fa notare su Twitter il direttore di Federalberghi Alessandro Nucara che riporta un estratto di una comunicazione inviata da Booking agli hotel francesi

https://twitter.com/anucara/status/643482091259342848

Insomma, di fronte alla legge le grandi realtà della web economy non hanno poi tutto questo potere contrattuale. Per questo Nucara auspica che “anche il Parlamento e il Governo italiano seguano presto l’esempio francese, con l’obiettivo di tutelare i consumatori e le imprese”, come ha dichiarato a TTG italia.