E’ una Germania (e una Francia, una Spagna, tutti i paesi del mondo…) choccata quella che ha appreso oggi che l’incidente dell’A320 di Germanwings è stato causato deliberatamente dal copilota, Andreas Lubitz, che, come in un tragico thriller catastrofico, ha chiuso fuori dalla cabina il comandante e ha portato, con sadica lentezza, l’aeromobile con 149 persone, più lui, a bordo a schiantarsi. Con buona pace dei media e di tutti coloro che hanno tuonato in questi giorni sulla”vetustà dell’aeromobile”, sul fatto che “era una low cost” o una “sottomarca di Lufthansa”.
Noi lo avevamo scritto più volte che non si poteva e doveva escludere il terrorismo in un incidente risultato subito incomprensibile ai maggiori esperti di aviazione. Un terrorismo che è risultato essere quello casalingo di chi ha voluto metter fine alla propria vita, un malessere terribile ma comprensibile in una società come questa, insieme però, e questo è poco comprensibile oltreché inaccettabile, a 5 colleghi e 144 passeggeri. Tra cui due neonati e tanti giovani. Non è il terrorismo di “moda” adesso, quello nero targato Isis, ma una altro terrorismo che viene ancora più dal profondo abisso umano. U abisso tanto profondo che ha fatto dire a Carsten Spohr, amministratore delegato di Deutsche Lufthansa “Indipendentemente da quanto la sicurezza sia in primo piano, un avvenimento simile non si può mai escludere del tutto”. Una frase che, come dopo i fatti dell’11 settembre, ci farà volare con ancora meno certezze.