Keith Chen, capo del dipartimento di ricerca economica di Uber, ha rivelato al sito npr.org un comportamento particolare degli utenti della piattaforma di car sharing: se il livello della batteria del cellulare è basso gli utenti sono maggiormente disposti a pagare un prezzo più alto per una corsa. Uber infatti nei momenti di maggior traffico della giornata applica una politica di “surge pricing” che aumenta temporaneamente il prezzo del viaggio e disincentiva chi non ha urgenza di effettuarlo. Tra coloro che hanno maggiore fretta di chiudere la transazione appare proprio chi ha un livello basso di batteria del telefono, probabilmente perché rischia di non potersi più collegare per diverso tempo, con una propensione a pagare che arriva fino a 9,9 volte il prezzo normale.
Chen ha anche precisato che questa informazione a oggi non influenza il prezzo dinamico delle corse su Uber: la richiedono solo per poter mettere l’app in standby all’occorrenza. Questo ovviamente non vuol dire che non potrebbero farlo in futuro o che questo particolare comportamento non possa essere sfruttato da altre app: per cui diffidate da quelle che vi chiedono il permesso di accedere allo status della batteria.
Un’altra particolarità che ha messo in evidenza Chen è la diffidenza degli utenti verso le cifre tonde: quando Uber raddoppia esattamente la tariffa gli utenti pensano che stia semplicemente cercando di fare cassa perché, banalmente, piove. Se invece la tariffa è 2,1 volte quella normale le persone pensano che dietro ci stia un algoritmo più complesso che ne determina l’effettivo valore, e magicamente le prenotazioni aumentano. Allo stesso modo 9,9 volte appare molto più accettabile di 10.