Amalfi rischia di perdere i suoi lidi storici. Un’ordinanza comunale ha imposto infatti la chiusura e il ripristino dei luoghi a quattro stabilimenti balneari che operano ormai da più di trenta anni. Una chiusura che, se non revocata, metterebbe in ginocchio il turismo balneare della città simbolo di una delle costiere più belle del mondo.
Le aziende interessate dall’ingiunzione comunale hanno 90 giorni di tempo per ottemperare a quanto richiesto, a partire dal giorno di notifica del provvedimento pubblicato ieri sull’albo pretorio.
Gli imprenditori interessati, già colpiti in passato da analogo provvedimento poi revocato, ovviamente annunciano battaglia: “Gli interessi turistici ed economici della nostra società, insieme agli interessi turistici ed economici dell’intera comunità amalfitana, sempre spinti nel solco della più profonda legalità e trasparenza, non possono che essere salvaguardati e tutelati in ogni sede – hanno fatto sapere – ed è questo che, sottraendo tempo e risorse a quella che dovrebbe essere la nostra unica attività imprenditoriale, ci apprestiamo, già da oggi, a fare”.
Dopo gli interventi del Tar di Salerno che negli anni scorsi aveva capovolto le decisioni del Comune di Amalfi, nell’inverno scorso l’amministrazione è tornata alla carica con una nuova ordinanza di abbattimento di opere realizzate oltre trent’anni fa e di cui lamenta irregolarità. Fra l’altro, le quattro aziende interessate, oltre a essere ubicate in quella zona da vari decenni, rappresentano addirittura l’ eccellenza della ristorazione locale.
Significativo lo sfogo dei fratelli Esposito, titolari dello stabilimento Marina Grande, uno dei must amalfitani che in una lettera aperta accusano: “Per solo spirito autolesionistico e muovendosi verso chi opera anche per il bene di un’intera comunità turistica, l’amministrazione comunale firma ed emette provvedimenti fortemente sanzionatori e minacciosi di ben più gravi misure repressive, ignorando documentazioni, relazioni ed autorizzazioni che, ad essa formalmente ed ufficialmente noti da tempo, avrebbero dovuto far scrivere ed affermare l’esatto contrario”.