James Hogan dice e, soprattutto, non dice. Perché non può. Il Presidente e Ceo di Etihad Airways plana su Roma per presentare il nuovo collegamento fra la Capitale ed Abu Dhabi, consapevole però che sui taccuini e sui portatili schierati insieme a tante telecamere di fronte a lui, sono state già battute le otto lettere che danno il titolo al capitolo principale dell’articolo da scrivere: Alitalia. Hogan non vuole deludere: “Cercherò di rispondere alle vostre probabili domande sulla trattativa in corso ma, capitemi – anticipa – non chiedetemi cose a cui ora non posso rispondere…”. Invito ovviamente disatteso ma il Ceo di Etihad riesce abilmente a destreggiarsi fra quesiti che si trasformano in un’interrogazione da Pubblico Ministero a cui il Giudice boccia la domanda e quello la riformula con altro lessico e il medesimo significato. Quello che più interessava sapere è quando si chiude la Trattativa. La risposta dice tutto “Speriamo di ultimare l’analisi della documentazione entro fine mese e poi aspetteremo il parere dell’Europa prima di mettere le firme definitive” e dice anche che non è poi tutto scontato. Hogan infatti, è attento a sottolineare più di una volta l’inciso “se la trattativa sarà portata a termine”. Non che la metta in dubbio ma da un lato non dà per scontato che ci voglia così poco tempo per il lieto fine, “in India, ricorda, siamo partiti da una valutazione di sei mesi per un’analoga operazione e poi c’è voluto un anno” ricorda, e dall’altro sa di dover aspettare che arrivino a compimento le discussioni a livello sindacale in Italia. Argomento su cui, e sarebbe sembrato strano il contrario, non mette bocca nella mattinata romana. Allontanando anche l’ipotesi di un incontro con il premier Renzi per discutere della questione.
Il resto non rivela molto di nuovo. Etihad avrà una quota di minoranza in Alitalia e l’idea di puntare sulla Compagnia italiana nasce dalla consapevolezza che si tratta attualmente di uno dei brand più appetibili in Europa. La strategia del colosso degli Emirati è quella di creare una propria rete mondiale, entrando nell’azionariato di altre compagnie aeree, mai in forma maggioritaria, rispettando le regole europee così come è stato per quelle indiane o australiane. Sfruttando poi il vantaggio delle interconnessioni sulla via del Golfo, da una posizione baricentrica rispetto a tutte le rotte mondiali. Modus operandi? “Etihad interviene solo laddove ha la certezza che possa trattarsi di un’operazione che presenta tutti i crismi del successo futuro – spiega Hogan – un intervento che vuole portare vantaggi al territorio su cui insiste, in termini di business e di occupazione”. Allora c’è la possibilità di un rientro per gli esuberi? “Ne parleremo poi… ad operazione conclusa ci rivedremo e vi dirò tutto, anche i numeri reali dell’investimento” . Ora bisogna pensare al nuovo volo Roma-Abu Dhabi, con l’augurio che crei vantaggi per il turismo, e non solo, su entrambe le sponde.