In Italia i costi degli aeroporti aumentano in maniera significativa, a fronte – invece – di un calo costante delle tariffe delle compagnie aeree. “Fino al 2019 – dice Araci Coimbra, presidente Ibar e general manager di Tap Portugal in Italia e Grecia – l’incremento medio dei costi negli aeroporti italiani può arrivare fino al 27%”. Come riferisce Askanews, la preoccupazione dei vettori che operano in Italia si può tradurre in Italia in perdite di posti di lavoro e Pil. “Parliamo di circa 50 miliardi di dollari – puntualizza Coimbra – per 600 mila posti di lavoro. E nell’ultimo anno abbiamo avuto una crescita intorno al 5%”. Insomma, un sistema in bilico, come rivela l’analisi dell’Ibar, l’associazione che rappresenta oltre 100 vettori che operano in Italia.
Come fermare la crescita degli oneri aeroportuali? Per Ibar uno dei percorsi da identificare è quello di un maggiore raggio di azione dei passaggi consultivi che portano alla stesura dei contratti di programma tra scali e operatori, contratti che in Italia sono affidati a due diversi soggetti istituzionali: l’Enac per i grandi scali e l’Autorità dei Trasporti per il resto del sistema aeroportuale nazionale. “Non è semplice avere due autorità in Italia, quello che però chiediamo come associazione è che per i nuovi contratti la cosiddetta “Consultation” da parte degli stakeholder sia corretta e non solamente informativa, in primis a tutela dei passeggeri e degli utenti”.