Wimdu in passato è stata la migliore risposta europea ad Airbnb: fondata nel 2011 con un’interfaccia molto simile a quella del portale americano aveva raccolto in pochi anni 90 milioni di finanziamenti arrivando ad assumere circa 400 dipendenti. La storia però non è a lieto fine: la scorsa settimana il portale ha annunciato che terminerà le proprie attività a fine 2018 a causa di “significative sfide finanziarie e di business”. Motivo per cui tutte le prenotazioni effettuate fino al 31 dicembre di quest’anno saranno onorate mentre i clienti che hanno prenotato per il 2019 saranno contattati privatamente per accordarsi sul rimborso di quanto pagato. Resteranno senza lavoro i 110 dipendenti rimasti nelle due sedi di Berlino e Lisbona.
I problemi di Wimdu erano venuti alla luce a febbraio 2016: un magazine tedesco sulle startup pubblicava la notizia che il portale nonostante i cospicui finanziamenti aveva accumulato perdite per oltre 48 milioni di euro. All’epoca abbiamo provato a chiedere spiegazioni al portale tramite il loro ufficio stampa italiano: eravamo già in contatto per un approfondimento sul mondo degli affitti brevi ma dopo quella richiesta non abbiamo ottenuto né i chiarimenti né l’approfondimento.
Qualche mese dopo Wimdu annuncia la fusione con il portale 9flats. Anche in questo caso proviamo ad approfondire e scopriamo che hanno interrotto la comunicazione in Italia mentre dalla sede di Berlino non riusciamo ad ottenere risposte.
La fusione non avverrà mai: a dicembre 2016 gli azionisti di Wimdu vendono il portale a Novasol, azienda danese di affitti turistici con oltre 110mila proprietà a listino e parte del gruppo Wyndham.
A maggio del 2018 il gruppo Wyndham ha deciso di vendere la propria divisione Vacation Rentals al fondo americano Platinum Equity per la cifra di 1,3 miliardi di dollari + l’1% dei guadagni netti per l’uso del marchio Wyndham Vacation Rentals. Completata l’acquisizione l’azienda ha proceduto a una riorganizzazione delle attività aziendale dove è stato evidentemente preso atto che la situazione di Wimdu non era più recuperabile e non rientrava più nel progetto di commercializzare le case vacanza a listino con il marchio Wyndham.