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Il programma sul turismo della Lega: defiscalizzazione e lotta all’abusivismoERT

In tempo non sospetti hanno istituito la Consulta nazionale sul Turismo, stilato il programma della Lega in 12 punti e in caso di vittoria alle elezioni del 4 marzo rivendicheranno il ministero che dovrà realizzarlo. Un ministero in cui, nelle intenzioni, il Turismo sarà al centro dell’agenda politica e non più l’ultima lettera di Mibact. Hanno le idee chiare il senatore Gian Marco Centinaio e l’agente di viaggi Stefano Crugnola, rispettivamente responsabile e coordinatore della Consulta, nell’intervista che ci hanno concesso nei nostri uffici a Rho Fiera.

Senatore Centinaio, come nasce l’idea di una Consulta nazionale sul turismo?

Nasce dall’esperienza in Parlamento: in Commissione Cultura non si è praticamente mai parlato di Turismo nonostante sia un settore che copre il 12% del Pil con ampie possibilità di crescita. Il turismo è un settore che viene sempre nominato in campagna elettorale e altrettanto velocemente accantonato passate le elezioni. Da lì abbiamo capito che bisognava cambiare la mentalità dell’approccio politico dove a discutere di turismo vengono inserite persone che provengono da professioni non attinenti. Per dare spazio a chi ne capisce abbiamo pensato a un panel di esperti del settore che possano poi affiancare gli eletti nel loro compito.

Se eletti rivendicherete il ministero del Turismo?

E’ la nostra precisa intenzione, condivisa anche da Matteo Salvini. Dobbiamo bypassare l’idea che un nuovo ministero sia un costo: è invece necessario per dare degli obiettivi da raggiungere a tutto il comparto.

Non è il lavoro che già sta facendo Enit?

L’Enit oggi non ha autorevolezza ed è un ente di diritto privato non controllato. Ha sostanzialmente fallito nel suo compito spendendo soldi senza una strategia condivisa. L’Enit dovrà invece diventare il braccio operativo del nuovo ministero.

Senza la riforma del titolo V la competenza del turismo rimane però alle regioni: il nuovo ministero non rischia di rimanere inascoltato?

E’ vero che il turismo è delegato alle Regioni ma è altrettanto vero che il ministero può diventare il coordinatore delle Regioni e dare loro una mission ben precisa. Dobbiamo centralizzare la promozione e stabilire su cosa dobbiamo puntare: alla base deve essere chiaro che il nostro brand è l’Italia mentre ancora vediamo singole regioni se non comuni partecipare alle fiere internazionali.

Quali sono gli altri punti fondamentali del vostro programma?

Abbiamo sviluppato delle proposte condivisa con chi lavora nel settore: partiremo dall’abolizione della tassa di soggiorno per riproporla come tassa di scopo con una cifra unica in tutti i comuni. In questo modo potremo destinare al settore i proventi di questa tassa.
Importante è poi la lotta all’abusivismo: stop a imprenditori improvvisati che non pagano le tasse e danneggiano chi rispetta le leggi. Oggi quasi il 40% del turismo passa attraverso questi finti operatori.
Pensiamo poi serva la costruzione di nuove infrastrutture che incentivino davvero il turismo: a cosa serve un ponte sullo Stretto se poi in Sicilia non ci si può muovere?  Potrebbe essere più utile, ad esempio, un terminal di crociere a Licata per far visitare i tesori della Sicilia Meridionale come la Valle dei templi di Agrigento.

Avete pensato anche agli operatori del turismo?

Naturalmente, avendo ascoltato soprattutto i loro consigli: quello che tutti ci hanno chiesto è un aiuto sul carico fiscale. Una riduzione delle tasse è quindi per noi fondamentale. Per questo pensiamo a una defiscalizzazione per chi lavora in Italia e per chi compra il prodotto turistico italiano e una web tax turistica per chi intermedia dall’estero il nostro prodotto turistico senza pagare le tasse in Italia.

Su cosa punterete per promuovere l’Italia?

La maggior parte dei turisti viene in Italia perché siamo la California d’Europa e per i nostri Beni Culturali. Dobbiamo quindi soddisfare i desideri di chi viene a trovarci e accanto a questo sviluppare un’offerta turistica complementare per far conoscere il resto d’Italia. Per far questo è indispensabile avere l’appoggio degli operatori del settore che devono aiutarci a far conoscere la destinazione: il prodotto Italia non può essere lasciato all’improvvisazione della politica.