Prendiamo spunto da un fatto di cronaca accaduto oggi a Milano, durante la tre giorni della Wired Fest, che si sta tenendo ai Giardini Indro Montanelli della città lombarda, luogo dove si dovrebbe parlare di innovazione, tecnologia e, perchè no, nuove possibilità lavorative. Invece oggi all’appuntamento delle 14.00, quando si sarebbe dovuto ascoltare Benedetta Arese Lucini, General Manager Italia e Regional co-Manager Europe per Uber che avrebbe dovuto presentare la soluzione per Viaggiare low cost, come diceva il titolo dell’appuntamento, di car pooling UberPop, alla presenza dell’assessore alla mobilità del Comune di Milano Pierfrancesco Maran e, in un’ottica di corretto confronto voluto dall’editore di Wired, ovvero Condé Nast, anche Giovanni Maggiolo, del sindacato tassisti Unica Filt Cgil, è scoppiato il caos.
Abbiamo infatti scritto “avrebbe dovuto” perchè non c’è stata alcuna presentazione. Circa 350 tassisti milanesi hanno infatti veementemente protestato contro la Arese Lucini e contro le istituzioni, ree, seconbo loro, di dare “spazio all’illegalità”. Una protesta che, e lo scriviamo ancora “avrebbe” potuto, e dovuto, esser civile ,ma che invece per “colpa” del “solito gruppetto di facinorosi”, non lo è stato. Il dibattito non è neppure iniziato, fischi, trombe e, addirittura, il lancio di diversi petardi, hanno spinto a intervenire un piccolo reparto anti-sommossa di Polizia e Carabinieri. I tanti giovani che volevano ascoltare la country manager di Uber non hanno potuto neppure accedere al tendone del dibattito. Ma, come spesso succede in manifestazioni e scioperi, il fatto di cronaca cancella poi le vere ragioni di chi protesta. Noi d WBM le abbiamo ascoltate e molte delle cose dette non riguardano solo i taxi e il noleggio con conducente, ma tutta la Rete. Dove anche noi siamo.
“Dietro Uber c’è la Goldman Sachs e con la scusa dell’innovazione si distrugge il valore del lavoro. Non solo il nostro” ci ha detto un Tassita arrabbiato sì ma che non urlava e gettava petardi per far sentire le sue ragioni. “Noi non ce l’abbiamo con il Car Sharing e neppure con Blablacar, innovazioni che sfruttano positivamente la Rete ma all’interno della legge: Uber già con i conducenti Ncc non rispetta la legge. Con questa UberPop, ancora di più. Creerebbe autisti in nero, senza alcun controllo sulle auto. Mentre noi dobbiamo avere assicurazioni particolari, passare periodicamente visite mediche e far passare alle nostre auto dei controlli ferrei”. La paura è quella che nascana “migliaia di piccoli conducenti senza alcuna professionalità. E senza pagar le tasse” ci dice un altro. Migliaia di “pakistani”, e ci scusiamo con i pachistani per il fatto che nell’immaginario collettivo quest’etnia è l’emblema del tassista low cost newyorchese o londinese, a trasportare clienti con auto di fortuna. Il tutto grazie a una app.
App e Rete che stanno trasformando il mondo. Ma, dopo questa lunga premessa derivante dal fatto di cronaca di cui avete letto sopra, ritorniamo al titolo: Internet ci sta rubando il futuro del nostro lavoro? Rimandendo nel settore di cui ci occupiamo ce ne sarebbe da dire: “il web ha distrutto il nostro lavoro” dicono tantissime agenzie di viaggi, “e non sempre ha migliorato il modo di viaggiare delle persone”. Non il web, ma il low cost fa dire a tanti lavoratori del mondo dell’aviazione che “tra i no frills delle compagnie a basso costo ormai c’è anche il personale; hostess e steward si trovano ad essere camerieri del cielo, ma che fanno anche i piazzisti, gli addetti alle pulizie e chissà quant’altro. Il tutto senza tutele sindacali”. E che dire di quei piccoli propritari di strutture alberghiere “strozzati” nei margini dalle grandi Olta, se vogliono distribuire online?
Proprio ieri, venerdì, c’e stato uno sciopero nazionale del settore turismo e pubblici esercizi, per protestare contro la disdetta dal contratto nazionale. In piazza, i lavoratori degli alberghi e dei tour operator di Confindustria, delle agenzie di viaggio di Fiavet, e quelli di Confesercenti, nonché i lavoratori dei fast food per i quali si è tenuta il giorno prima la “giornata di lotta globale” #FastFoodGlobal, una protesta, partita dagli Stati Uniti d’America, che ha coinvolto ben 33 altri paesi.
Low cost, Web, App…tutte parole “moderne”, che danno l’idea del futuro. Un futuro naturalmente sempre più globalizzato. Anche grazie a Rete e produzioni e serivizi low cost. Che, ma questo forse non è il luogo dove parlarne, ha portato grandi multinazionali a guadagnare cifre pazzesche in alcuni paesi e pagare le tasse (o non pagare?) in altri. Insomma tutta questa innovazione ci fa bene o ci sta portando via il futuro?
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