La nuova frontiera del turismo del nuovo millennio è senza ombra di dubbio la zona del Golfo, dove è nata un’industria da zero. Grazie ai copiosi investimenti pubblici nell’ospitalità e nell’intrattenimento e nel settore aereo. Ma anche all’imprenditorialità degli abitanti locali, coadiuvati spesso da manager provenienti da tutto il mondo. Dall’Europa in particolare. Noi di WBM ne abbiamo parlato con Anwar Abu Monassar, Director of operations, nonché membro del board di The Vision, la dmc nata nel 2010 a Dubai, con una seconda sede ad Abu Dhabi, che opera in tutta l’area del Golfo. Anwar è il tipico abitante della regione, a suo agio sia in abiti occidentali che in quelli tradizionali del suo paese, come potete vedere anche dalle foto. Che punta a far crescere il turismo al 40% del Pil, è al 21% oggi secondo le cifre ufficiali, di peso del turismo a Dubai. Sempre più importante, anche se con percentuali minori, anche per Abu Dhabi.
D. Buongiorno Anwar, ma è veramente così importante il turismo per Dubai e per gli Emirato in generale.
Anwar: “Lo è. Non solo per il peso diretto sul Pil, ma anche perché seve da traino per altri settori qui molto importanti quali il Real Estate e la Finanza. Ed ora che ci siamo aggiudicati la prossima edizione dell’Expo nel 2020 lo sarà ancora di più. A cui aggiungiamo eventi come l’arrivo ad Abu Dhabi di un centro culturale che raggrupperà i musei più affascinanti al mondo, dal Louvre al Guggenheim, i mondiali di calcio in Qatar e la crescita di offerta per le bellezze selvagge dell’Oman”.
D. Ecco appunto, l’Expo, per il quale gli Emirati si stanno già preparando oggi…verrete a studiare quello italiano?
Anwar: “Beh, noi abbiamo continui interscambi con il mercato italiano, che per noi è il secondo in Europa dopo la Germania , e il terzo in totale dopo, anche, il mondo arabo limitrofo. Rispetto ai paesi più importanti per il turismo degli Emirati, noi non lavoriamo con Cina, Russia e Gran Bretagna, ma nei mercati dove operiamo siamo spesso i numeri uno, e siamo visti come dei sarti dell’accoglienza. Ad esempio per gli italiani nel primo semestre dell’anno abbiamo venduto circa 19 mila servizi, ma ci continuiamo a definire una Boutique Company. Siamo attivi, infine, anche in Giappone e in Sudamerica”.
D. Che servizi vi richiedono gli italiani? E ci sono diversità rispetto agli altri mercati? Con chi lavorate?
Anwar: ” Con chi lavoriamo è facile dirlo: con tutti i più importanti operatori sulla destinazione. Dove abbiamo anche curato il lancio di Msc nel 2001/2012 a Dubai, occupandoci sia delle operazioni ground che quelle portuali, così come la loro attività ad Abu Dhabi nell’ultima stagione. Quello che ci richiedono non è un prodotto di massa, ma escursioni personalizzate al massimo, nel deserto con gente del posto, o con personal advisor per visite in città. E sta crescendo molto anche il private yachting; insomma tutto quello che è lusso, anche se non operiamo esclusivamente in questo segmento. Negli hotel, ad esempio, piacciono i classici in centro a Dubai o ad Abu Dhabi, o sul mare, dal One&Only Atlantis al St Regis o all’Emirates Palace, ma noi offriamo anche soggiorni altrettanto belli ma meno costosi ad Al-Barsha, a pochi minuti dal centro città ma meno conosciuto. Infine sottolineo che noi lavoriamo in particolare nel segmento mice, per il 70% in generale, organizzando anche eventi per 15 mila persone, ma il mercato italiano è 55% mice e 45% individuali”.
D. Visitatori sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo. Che è facile trovare negli Emirati come, ad esempio, il nuovo Observation Deck
(vedi la Photogallery). Qualcosa in più che vi chiedono?
Anwar: “Il turismo si è sviluppato di pari passo sia per il Leisure che per il Mice, con l’aggiunta di specializzazioni a seconda della tipologia di visitatore quali la famiglia, gli amanti dello shopping, del Golf e del divertimento, pià a Dubai, della cultura, dello sport e delle energie rinnovabili, più ad Abu Dhabi, o dell’avventura, dell’archeologia e dell’ambiente, in Oman, a Fujairah e a Ras Al Khaimah. Noi offriamo tutto questo con un’assistenza 24 ore al giorno nella lingua del turista, con in più tanta consulenza “non pagata”, ma che speriamo ci accrediti agli occhi dei clienti come i grandi conoscitori della destinazione, quali siamo. Ci chiedono suggerimenti su locali e ristoranti, come il Neos, l’Atmosphere al Burj Khalifa e il Cavalli Club, e molti ci chiedono informazioni anche per l’outgoing. A cui però non siamo interessati”.
D. Outgoing che fate però nell’area del Golfo. Dove siete presenti?
Anwar: “Abbiamo due sedi di pari dignità a Dubai e ad Abu Dhabi, ma operiamo in Qatar, Bahrein, in Arabia Saudita, in Oman e vediamo tanta potenzialità anche nello Yemen. Anche se è un paese difficile”.
D. Una realtà quindi in grande espansione. Come trovate la clientela da una parte e, dall’altra, come fate a rintracciare i collaboratori giusti per voi. E’ vero che gli Emirati sono una Eldorado per trovare lavoro?
Anwar: “I modi di incontrare e cementare le relazioni con i nostri clienti sono le fiere, gli eventi sociali, le sales calls e l’utilizzo in alcuni mercati di uffici di rappresentanza. E una delle nostre forze è proprio il team che ci siamo costruiti. Dubai attira molte persone da tutto il mondo per lavorare o intraprendere attività proprie. Il lavoro c’è e anche le possibilità, ma non è facile, perché la vita è sempre più cara e la concorrenza è molto forte. Quindi benvenuti i grandi lavoratori e i portatori di idee. Ma gli Emirati non sono per tutti”.
D. Come, immagino, non sono per tutti i viaggiatori. Soprattutto per coloro che pensavano di andare in un posto “diverso”.
Anwar: “Negli Emirati ci può venire chiunque, visto l’alto grado di servizi, la grande libertà e l’assoluta mancanza di criminalità. Ma, in effetti, ho assistito a scene piuttosto buffe di persone che una volta uscite dall’aeroporto si aspettavano di trovare tutto deserto. Essì che appaiamo spesso in televisione… Inoltre vorrei sottolineare la fissazione degli italiani per il Phon; chiedono dove è ancora prima di entrare in stanza…”