Mentre a Bruxelles i ministri dell’economia dei paesi dell’unione Eueopea si concedevano un week end dedicato all’analisi delle proposte del Governo Tsipras per evitare il default ellenico, nelle isole greche montava la protesta per il rischio di perdere competitività rispetto a Malta e alla Turchia ma anche rispetto all’Italia e alla Spagna. Il timore è stato espresso dai sindaci locali dopo la lettura del piano di lacrime e sangue proposto all’Unione Europea daTsipras. In particolare, alle autorità locali dell’arcipelago greco preoccupa il punto che riguarda la revisione del regime dell’Iva, eventualità cui si era opposto l’allora ministro delle Finanze Varoufakis.
Dopo essere scampate appena tre mesi fa all’abolizione dell’iva agevolata proprio grazie all’opposizione di Varoufakis, ora le isole in particolare, potrebbero dover fare il conto con l’abolizione del regime agevolato di cui godono, introdotto per compensare e riequilibrare gli elevatissimi costi di trasporto delle merci sulle isole. Lo sconto Iva alle isole dovrebbe sparire entro il 2016 partendo da quelle a reddito più elevato e turistiche, ed escludendo quelle più remote. Le autorità locali sono già insorte.
Previsto anche l’aumento dal 10 al 13% dell’Iva sui beni di lusso e dal 13 al 23% di quella su prodotti alimentari trasformati, ristoranti, trasporti e alcuni servizi sanitari offerti dal settore privato. Sì anche all’incremento dal 6,5 al 13% dell’imposta per gli hotel. Aumento delle tasse anche per gli armatori e sui beni di lusso (dal 10 al 13%).
Tutto questo basta (e avanza) per far montare il malumore nella popolazione greca e in quella delle isole. Senza contare che dall’Eurogruppo arriva anche l’invito ‘a fare di più’…