In Italia la Bellezza vale 240 miliardi, ma potrebbe valerne 370. Almeno, questo è quanto calcolato da una ricerca della Fondazione Italia Patria della Bellezza, insieme a Prometeia, società di ricerca e consulenza, col patrocinio del Ministero dei beni artistici e culturali. Se per la Germania ciò che caratterizza l’identità del Paese è espresso dalla qualità, per la Svizzera la precisione e per gli Usa il rappresentare il “sogno americano”, in Italia il talento peculiare è il Bello. Che si esprime attraverso creatività e turismo, beni di consumo e tecnologie di ingegno, i comparti produttivi che sostanziano il valore della Bellezza in termini economicamente misurabili. E che valgono appunto 240 miliardi di euro, il 16,5% del Pil.
In dettaglio, il comparto del turismo produce bellezza per 39 miliardi, quello beni di consumo di qualità (moda, alimentari e sistema casa), 44 miliardi, il settore dei beni tecnologici di ingegno (elettronica, meccanica, mezzi di trasporto) 32 miliardi, e l’industria creativa (design, editoria, musei e spettacoli) 61 miliardi. Infine, gli investimenti pubblici, con una quota stimata in 60 miliardi, insieme ad “altruismo e mecenatismo”, pari a 3 miliardi.
Ma se le aziende italiane avessero le prestazioni dei migliori competitor europei, riporta la Repubblica, la cifra potrebbe crescere fino al 25% del Pil, ovvero di altri 130 miliardi. E un ruolo chiave nella crescita dell’Italia lo gioca il turismo. La valorizzazione delle bellezze nascoste del nostro Paese con lo sviluppo di percorsi turistici verso mete meno note, il rafforzamento del brand Paese attraverso lo storytelling, la definizione di eventi attrattivi in grado di valorizzare il patrimonio storico e naturale sono alcuni degli elementi che consentirebbero all’Italia di aumentare il proprio fatturato di altri 20 miliardi.