Se la Danimarca conquista il titolo di Paese più felice del mondo fra il 2013 e il 2015, l’Italia è solo 50a, dopo Uzbekistan, Malesia e Nicaragua. Secondo il risultato del Rapporto mondiale della Felicità 2016 prodotto dall’organismo Onu Sustainable Development Solutions Network (Sdsn), l’Italia conferma la posizione dello scorso anno, e si ‘distingue’ per essere tra i 10 Paesi con il maggiore calo della felicità nel periodo considerato.
Il rapporto sottolinea come “i dieci paesi con il maggiore calo nella valutazione media della vita in genere soffrono di un insieme di tensioni economiche, politiche e sociali. Tre di questi paesi (Grecia, Italia e Spagna) sono tra quelli dell’Eurozona più colpiti” dalla crisi. Le classifiche, basate su indagini in 156 Paesi nell’intervallo di tempo 2013-2015, si basano su variabili quali il Pil reale pro capite, l’aspettativa di vita in buona salute, l’avere qualcuno su cui contare, la libertà percepita nel fare scelte di vita, la libertà dalla corruzione e la generosità. La top 10 della felicità, dopo la Danimarca, vede sul podio Svizzera e Islanda, seguite da Norvegia, Finlandia, Canada, Paesi Bassi, Nuova Zelanda, Australia e Svezia. Gli Stati Uniti si classificano al 13° posto, la Germania al 16°, il Regno Unito 23° e la Francia al 32°.
“Al posto di adottare un approccio incentrato esclusivamente sulla crescita economica – commenta Jeffrey Sachs, direttore dell’Earth Institute presso la Columbia University, tra i curatori del rapporto – dovremmo promuovere società prospere, giuste e sostenibili dal punto di vista ambientale”. Forse dovremmo cominciare a farci qualche domanda. Ma anche a pretendere qualche risposta.