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La difesa di Uber di fronte alla Corte di Giustizia Europea: siamo un’app, non una compagnia di taxiERT

Nella giornata di ieri Uber è stata chiamata a deporre davanti alla Corte Europea di Strasburgo sulla sua natura giuridica. Una decisione da cui dipende il futuro in Europa dell’azienda di San Francisco.

L’interrogazione all’Alta Corte è arrivata da un giudice spagnolo chiamato a dirimere la controversia tra l’associazione di categoria dei tassisti locale e Uber Spain.

La questione posta dal giudice spagnolo è la seguente, come riporta IT Espresso:  “se l’attività di intermediazione tra il proprietario di un veicolo e la persona che deve effettuare spostamenti all’interno di una città, attività che la convenuta svolge con fini di lucro e attraverso la gestione di mezzi informatici – interfaccia e applicazione di programmi informatici (“smartphone e piattaforme tecnologiche”, usando i termini della convenuta) – che consentono a tali persone di mettersi in contatto, debba essere considerata una mera attività di trasporto, un servizio elettronico di intermediazione o un servizio della società dell’informazione“.

La Corte di giustizia Europea dovrà quindi stabilire se Uber va considerato come un servizio di trasporto o una semplice piattaforma digitale, una distinzione sulla base della quale il giudice spagnolo emetterà la sua sentenza e che potrebbe poi essere presa ad esempio in diversi paesi europei in cui Uber ha problemi legali, come Francia, Germania e anche l’Italia.

Chiamata in causa Uber ha fornito la propria versione dei fatti e si è ovviamente difesa sostenendo di essere un’app e non una compagnia di trasporti: “Le persone si occupano di trasporti tutti i giorni usando le proprie auto, indipendentemente da Uber – ha sostenuto la compagnia davanti la Corte Europea – e naturalmente tendono a condividere i propri mezzi con gli altri. Con la tecnologia degli smartphone Uber rende solo più efficiente per autisti e passeggeri la possibilità di entrare in contatto in una maniera conveniente per entrambi”.

Una versione che per ora non ha convinto molti giudici in Europa: dalle sentenze sfavorevoli in Italia, Germania e Francia alla decisione inglese che vuole obbligarli a considerare i propri autisti come dipendenti di un’azienda di trasporto anziché come freelance.

La sentenza della Corte Europea è attesa per la prossima primavera e potrebbe costringere Uber a rivedere il suo business model.