Oltre a quella del Parlamento che cerca di regolarne le attività gli Home restaurant hanno attirato l’attenzione di un’altra istituzione. Si tratta dell’Accademia della Crusca, l’istituto per la salvaguardia della lingua italia, che, come riporta La Stampa, boccia senza pietà il neologismo.
Secondo l’Accademia: “È sorprendente che per definire tale attività il legislatore italiano debba ricorrere all’anglismo “home restaurant”, quasi che l’arte culinaria casalinga del nostro Paese abbia origini oltre Manica e la lingua italiana non disponga di un termine per designare ciò che si potrebbe senz’altro denominare “ristorante domestico”. Questo termine risulta non solo immediatamente comprensibile per tutti, ma riunisce semanticamente tutti gli elementi della definizione che il testo di legge fornisce dell’attività in questione”
La Crusca invita quindi i membri del Senato “a valutare criticamente l’opportunità di introdurre nella legislazione un termine straniero che, oltre a non apportare alcuna chiarezza supplementare, pare in netto contrasto con gli obiettivi della normativa”.
Se il Senato accogliesse la richiesta della Crusca il testo, la cui stesura risale a luglio 2015, dovrebbe tornare alla Camera per una nuova approvazione.