Lavorare per Expo, no grazie. Circa l’80% delle persone selezionate per lavorare all’interno dell’Esposizione Universale ha rinunciato prima della firma del contratto. Per reclutare le 600 persone necessarie, entro i 29 anni, il team della società Manpower ha dovuto fare una lunga serie di colloqui, passando dal primo gruppo dei selezionati, al secondo e infine al terzo. Perché, quando era ora di firmare il contratto, i candidati dicevano no grazie. Ampiamente riportata sui giornali di questi giorni con varie reprimende contro una generazione “non abituata al lavoro” (Aldo Grasso su Il Corriere della Sera), la notizia ha scatenato le reazioni di chi ha partecipato alle selezioni. Già, perché lo stipendio promesso non è quello dichiarato dalle varie testate (1.300-1.500 euro), ma al massimo di 1.100-1.200 euro, e pure lordi. A carico del dipendente, poi c’è il pranzo, i trasporti per raggiungere il sito (per i quali era in realtà previsto un piccolo sconto) e ovviamente per chi non è di Milano l’alloggio, notoriamente carissimo. Insomma, come riportato da diversi profili facebook (alla società Manpower sono arrivati 27 mila domande…) la conclusione sarebbe probabilmente stata quella di lavorare gratis, per non dire in perdita. O con il solo guadagno di aggiungere una riga sul c.v.
Eppure anche il commissario unico Giuseppe Sala si è dichiarato “stupito” di un così alto numero di dinieghi. “Forse molti di questi giovani hanno avuto nel frattempo altre offerte e comunque mi rendo conto che il lavoro temporaneo non dia le garanzie che invece vengono cercate”.