L’ente lancia la Cina meno conosciuta

L'assistente del direttore generale dell'Ufficio nazionale del turismo cinese in Italia Lia Lin, con lo sfondo della spiaggai di Xiamen.

Il Dragone si è svegliato. Anche nel turismo. Anche se per il momento rimane una destinazione piuttosto confinata nell’area asiatica. Dei 57 milioni di arrivi stranieri in Cina, infatti, la gran parte sono dai paesi limitrofi; Corea del Sud, Giappone, Thailandia. Anche se il turismo dagli Stati Uniti e dall’Europa negli ultimi anni è cresciuto a ritmi esponenziali. “Dai 150 mila arrivi italiani del 2008 siamo arrivati nel 2011 a 240 mila, per arrivare poi ai 252 mila l’anno scorso, dato che pensiamo di consolidare quest’anno – afferma, ad esempio, Lia Lin, l’assistente del direttore generale dell’Ufficio Nazionale del Turismo cinese in Italia -. Il mercato italiano è al quarto posto in Europa dopo Gran Bretagna, Germania e Francia. Anche se molto lontana da quest’ultima, che occupa il terzo del podio, con oltre 500 mila arrivi”.

Proprio tra il 2008, quando la Cina si presentò in tutta la sua modernità con le Olimpiadi di Pechino, e il 2013,  l’incoming cinese, già fortissimo per gli enormi flussi turistici interni, soprattutto durate le feste comandate di ottobre e del Capodanno cinese, ha avuto un vero e proprio boom, portando la destinazione asiatica al quarto posto al mondo per i visitatori esteri. “I mercati di Gran Bretagna, Germania e Francia, così come quello statunitense, sono mercati già maturi, perché conoscono ormai tante destinazioni all’interno della Cina – spiega Lia Lin-. Gli italiani invece si limitano a visitare alcune zone: Pechino, Shanghai (leggi La Giostra di Shanghai) e Xian, dove si trova l’esercito di terracotta, e poco altro, per 10 giorni circa di permanenza media. Prima magari si spingeva anche a fare una estensione mare a Sanya, sull’isola di Hainan, ma ora è diventata troppo cara e di italiani se ne vedono pochi. E’ diventata una meta, oltre che per il turismo ricco interno, per i russi. Tra le altre mete di interesse per i visitatori italiani, infine, la “nostra” Venezia, ovvero Suzhou, lungo la riva del Fiume Azzurro, sulle sponde del lago Taihu, raggiungibile in soli 30 minuti da Shanghai grazie all’Alta velocità ferroviaria. Oppure Hangzhou“.

I numeri sopra snocciolati si riferiscono a tutti i connazionali che si sono recati in Cina, quindi anche gli uomini d’affari “che rappresentano circa la metà della cifra degli arrivi totali – continua Lia Lin -. Inoltre (malgrado le difficoltà, ndr) sono ben 100 mila i turisti individuali che scelgono di fare una vacanza nel nostro paese, contro i circa 30 mila che lo fanno grazie al turismo organizzato”. Difficoltà che sono, oltre alla lingua e alla segnaletica, la pressoché impossibilità di fare Fly&Drive in Cina, perché per guidare in questo paese bisogna convertire la patente italiana, o quella internazionale, in patente cinese e lo si può fare seguendo un corso di teoria solo negli scali di Pechino e Shanghai o in una scuola guida in città, presentando all’esame anche un certificato di buona salute in inglese. Rischiando inoltre la vita ad ogni incrocio…

Un altro “problema” per l’appeal della Cina per i turisti italiani è la quasi mancanza di mete balneari, Hainan a parte, così molti connazionali che la visitano poi fanno estensioni mare nel Sud est asiatico, in paesi quali la Thailandia o la Malesia. Perciò l’Ente del turismo cinese sta cercando di lanciare il Sud della Cina (leggi Xiamen “l’altra” Hong Kong) “grazie anche al nuovo volo diretto della Klm da Amsterdam su Xiamen” dice Lia Lin, o di proporre “gli altri turismi”, come il trekking o il turismo avventura (leggi Cina: le montagne del tè (e della meditazione)) o un turismo basato sulla ricca gastronomia cinese, che va dalla cucina piccante del Sichuan, alla terra dei funghi dello Yunnan, alla Pentola Mongola del Nord della Cina. E questo grazie anche alla fattiva collaborazione con alcune compagnie aeree, “in particolare con quelle del mondo Skyteam, China Eastern Airlines,  China Southern Airlines e Xiamen Airlines. E lavoriamo bene anche con Air China e Cathay Pacific. Con gli altri enti invece, come quello di Hong Kong ad esempio, non abbiamo molti contatti”.

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