Uno dei Paesi più belli del mondo corre il rischio di diventare uno dei più intolleranti del mondo.
Dopo oltre 60 anni (l’ultima esecuzione risale al 1953) le Maldive hanno messo fine alla moratoria sulla pena di morte. Il 27 aprile il parlamento ha nuovamente introdotto l’esecuzione capitale, attraverso iniezione letale. In tempo reale, è scattato l’allarme nelle organizzazioni internazionali. Ravina Shamdasani, portavoce dell’Alto Commissariato Onu per i diritti umani, ha chiesto al Paese dell’oceano Indiano di impegnarsi per abolire del tutto le esecuzioni capitali. Ma Umar Naseer, ministro dell’Interno, ha difeso l’operato del parlamento. “La comunità internazionale deve comprendere che le Maldive hanno buone ragioni per applicare questa legge. Il Paese è al 100% musulmano e tutti condividono certi valori”. In base alle disposizioni attualmente in vigore, la pena di morte è applicabile anche su bambini a partire da 7 anni (per crimini come l’apostasia, il consumo di alcool e la fornicazione) e a partire dai 10 per tutti i reati che prevedono responsabilità penale. La condanna a morte non può essere eseguita prima dei 18 anni del condannato.
Attualmente, nell’arcipelago sono due i minori che rischiano la condanna a morte: un 16enne e un 14enne ritenuti responsabili per aver ucciso un uomo per affari legati alla droga. Mentre la notizia della reintroduzione della pena di morte fa il giro del mondo, la comunità internazionale si interroga sull’opportunità di boicottare il Paese. Un esempio per tutti. La “question du jour” di lequotidinedutourisme.com è: “Bisogna boicottare le Maldive che hanno ristabilito la pena di morte per i bambini?”.