Milano è una città congressuale di primissimo piano, specie per numero di partecipanti. La conferma arriva dagli ultimi dati diffusi da Icca (International congress & convention association), che ha pubblicato la scorsa settimana un ranking ripartito per nazioni e città sulla quantità di partecipanti ai grandi meeting. Va ricordato che per “grandi meeting” Icca intende esclusivamente i congressi associativi/professionali che si tengono a periodicità regolare con almeno 50 delegati e con una rotazione su minimo tre paesi. La prima città italiana in questa graduatoria è Milano, al 15mo posto (mentre in quella per numero di meeting è solo 41ma, peraltro in netto miglioramento rispetto al 2013, quando stava al 59mo posto). Il numero dei partecipanti ai 58 meeting milanesi censiti da Icca è 52.669. Roma, 17ma per numero di meeting (97), in questa classifica è 30ma, con 31.936 partecipanti. Nella graduatoria per nazioni l’Italia è sempre al sesto posto, come nel corrispettivo ranking per numero di meeting, avendo fatto registrare 175.400 partecipanti in 452 congressi.
Mario Buscema, presidente di Federcongressi&eventi, commenta con soddisfazione il successo di Milano, ma esprime amarezza per il fatto che un analogo risultato non si sia ottenuto anche in altre location italiane. «È inaccettabile che un’Italia capace di esprimere una ricchezza – potenziale ed effettiva – come Milano non riesca a duplicarne, triplicarne o decuplicarne la performance anche in altre sedi, analoghe per prestigio e capacità ricettive, se non persino meglio organizzate in termini di cultura e tradizione turistica, leisure e ricreativa. È importante che il sistema congressuale italiano colmi questa lacuna con la massima priorità, e che la politica – in primis il Ministero dei Beni Culturali e del Turismo, grande latitante quando si parla di congressuale, e la nuova Enit – dia finalmente una mano stanziando capitali e progettualità adeguati. Rispetto al passato abbiamo oggi un Convention Bureau Italia che fa, e farà sempre meglio, la propria parte. È però tempo che il “Palazzo” si muova, ma sul serio» afferma Buscema.