Qual è il più grande patrimonio d’Italia? Lo sanno tutti, è il suo paesaggio storico e culturale. Sparso su tutto il territorio nazionale, dalle città d’arte ai piccoli borghi antichi dispersi negli Appennini. Per incentivarlo e raggiungerlo ci vorrebbe però una grande rete della mobilità dolce che renda accessibile e piacevole la fruizione del nostro patrimonio storico artistico e paesaggistico, “volano di economie depresse, unico fattore non delocalizzabile in tempi di economie fluide, sulle quali puntare per fermarne il declino”. La chiede Co.Mo.Do. la Confederazione Mobilità Dolce nata nel 2006 per creare una rete fra le più importanti associazioni nazionali nell’ambito della mobilità dolce e sostenibile.
Viviamo invece in un Paese che di fatto ha sempre puntato sul trasporto su gomma. L’ennesima occasione perduta è l’annunciato Sblocca Italia con cui il Governo si fregia di aver aperto una grande stagione di innovazione e rilancio. Sommando infatti le previsioni, si ottiene che ben il 47% dei 3,9 miliardi andrà a strade ed autostrade (1.832 milioni), il 25% a ferrovie (989 milioni) e solo l’8,8% a reti tramviarie e metropolitane (345 milioni). Il resto sarà destinato alle opere idriche (134 milioni), aeroporti (90 milioni) mentre 500 milioni sono destinati alle opere dei Comuni.
Non è tutto negativo, tante cose ci sono già, dalla storica via Franchigena alla ciclabile più lunga d’Italia che tocca 19 comuni della costa abruzzese per 131 chilometri fra Martinsicuro e San Salvo. Alcune si cominciano a fare, come il progetto Fs per riportare all’attività alcune linee di treni storici a vapore con il supporto di Associazioni locali. Ma molto si può riattivare, ribonificare e implementare.
Dal canto suo, Co.Mo.Do. si impegnerà con le Istituzioni per censire vecchie ferrovie e sentieri antichi e fornire un patrimonio di informazioni rivolto a quei turisti italiani e stranieri (e sono davvero tanti) amanti della mobilità dolce e che, arrivati sul territorio italiano, rilascerebbero ricadute economiche significative.