Prendere esempio dalla Gran Bretagna, e pensare all’ingesso gratuito nei Musei per generare indotto turistico sarebbe una mossa vincente. Dopo decenni di immobilismo i nostri musei stanno attraversando una fase di vivacità, anche grazie alla riforma voluta dal Ministro dei beni culturali Dario Franceschini. E forse sarebbe arrivato il momento di osare ancora di più, e guardare all’esempio visrtuoso oltremanica, ovvero a quello che avviene da 15 anni nel Regno Unito. Nel dicembre 2001 infatti l’ex premier Tony Blair ha promosso e avviato la gratuità delle collezioni permanenti di 50 musei pubblici, un successo immediato, che a fronte di un investimento di 45 milioni di sterline da parte dello Stato ha generato introiti su turismo e indotto superiori a 300 milioni.
Un’iniziativa, inoltre, che aumentato le visite a istituzioni come British Museum, National Gallery e Tate del 150%, portando vantaggi finanziari, formativi, e culturali per tutti. I musei hanno infatti iniziato a progettare mostre importanti e coinvolgenti (a pagamento), proponendo continui riattraversamenti delle raccolte, magari sviluppando specifiche tematiche (sempre a pagamento), in modo da farle apparire attrattive, riporta Il Corriere della Sera. E lo stesso potrebbe accadere da noi. La mossa di Blair ha avuto però anche il merito di sottolineare la funzione autenticamente pubblica dei grandi musei. Spazi dove si favorisce l’integrazione sociale e culturale, laboratori del sapere nei quali si possono maturare e condividere idee, sensibilità, senso critico, godimento individuale. Insomma, un otium disinteressato. Che però col tempo porterebbe più turismo nelle città, e movimento all’economia del Paese.