Vantiamo il più grande patrimonio artistico al mondo e musei visitati ogni anno da milioni di persone da tutto il mondo ma sui social siamo piccoli, anzi piccolissimi. I musei italiani infatti non sfrutterebbero affatto le potenzialità garantite da una forte presenza su Facebook e Twitter. Luoghi virtuali non solo di chiacchiera e condivisione dei fatti propri, ma che negli ultimi anni si sono rivelati cruciali nella promozione di eventi. Non solo: una forte presenza sui social si è rivelata importante per svecchiare il “parco clienti” e attirare nelle proprie sale visitatori più giovani.
L’arretratezza digitale dei musei italiani è stata evidenziata dalla classifica del sito Museum Analytics, che ha lanciato un progetto per “definire, misurare e valutare il successo online nel settore dei musei”.
Inutile cercare il Belpaese tra i primi dieci profili Facebook museali più seguiti, guidati da MOMA di New York, Louvre di Parigi e Art People Gallery di San Francisco. Il primo museo che parla italiano infatti, il romano Maxxi, compare solo al 116esimo posto.
Stessa discorso per Twitter: nonostante il gran cinguettare del nostro Primo Ministro, i musei non sanno sfruttare le potenzialità del social da 140 caratteri. I Musei in Comune di Roma sono primi sì, ma con 64 mila follower nella classifica mondiale si guadagnano una modesta 86esima posizione. E non mancano i grandi assenti: i Musei Vaticani e il sito archeologico di Pompei.