“Cinquantadue aeromobili nel 2021 e un numero di dipendenti che oscilla fra 5.200 e 5.500”. E’ questo il perimetro della Nuova Alitalia, illustrato durante la presentazione del piano industriale 2021-2025 dal presidente Francesco Caio e dall’ad e dg, Fabio Lazzerini.
Ita, hanno sottolineato i due manager, “parte come una startup, in totale discontinuità con il passato”. Il piano messo a punto è “meritevole dell’investimento dello Stato e anche di capitali privati”, grazie a una compagnia “moderna, flessibile ed efficiente”, dal momento che “non si faranno rotte non profittevoli, tanto per mettere la bandierina sulla mappa”.
Nonostante la contrarietà dei sindacati – Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti e Ugl Trasporto Aereo hanno evidenziato che “con poco più di 50 aerei si va verso l’avvio di una mini compagnia, contraddistinta da un piano insoddisfacente da tutti i punti di vista, industriale ed occupazionale” – gli obiettivi del nuove vettore prevedono “poco meno di un miliardo (920 milioni) di ricavi nei 9 mesi del 2021 che raddoppiano l’anno dopo per arrivare a 3,4 miliardi a fine piano”.
La flotta, ha continuato Lazzerini, parte da 52 aerei per arrivare a 110 e si parte con 8,2 milioni di passeggeri per arrivare a 22,5 milioni al 2025. A fine piano sono previste 93 rotte, 9.500 dipendenti e più di 80 aerei di nuova generazione, con hub di riferimento a Fiumicino e focus per i collegamenti business e internazionali su Milano Linate.
Uno dei punti fondamentali dello schema di piano è un’alleanza forte: “una partnership con valenza sia europea che globale, in modo da aprire mercati e sinergie, non solo commerciali ma anche industriali”, ha evidenziato Lazzerini, che ha sottolineato: “Crediamo di chiudere la nuova partnership nel 2021 per poterla sfruttare al pieno dal 2023 al 2025″.
Infine, la questione relativa al brand. “Nel momento in cui si presentasse la possibilità di recuperare il marchio di una storica compagnia italiana lo faremmo ben volentieri. È una procedura che non controlliamo noi, sicuramente abbiamo l’interesse per quel marchio e sappiamo che, proprio per garantire la discontinuità, quel marchio lo dovremmo realizzare a condizioni di mercato e siamo assolutamente disposti a farlo. Sarebbe un asset meraviglioso per la nuova compagnia e su quello costruiremmo tutta la strategia di branding”, ha concluso il direttore generale di Ita.