Oltre all’Antitrust anche Booking.com è soddisfatta dei risultati del monitoraggio della Commissione Europea sull’attività dei portali prenotazione online, un’indagine che si era posta l’obiettivo di verificare la validità delle clausole MFN (Most favoured nation, meglio conosciute in Italia come clausole di Parity Rate) e che è durata per 12 mesi in cui sono stati inviati questionari a 16.000 alberghi in 10 Stati membri, 20 agenzie di viaggio online, 11 siti di ricerca e 19 grandi catene alberghiere.
Secondo Booking la relazione del gruppo di lavoro conferma la validità delle clausole applicate dal portale a partire dal 2015 e questo contribuisce a una sana concorrenza e a una maggiore trasparenza per i consumatori.
I risultati confermano infatti il parere delle 25 authority nazionali garanti della concorrenza che hanno accettato le modifiche agli accordi di parità proposte da Booking.com nel 2015.
Tali modifiche volevano sia proteggere Booking.com dal fenomeno del free-riding sulla piattaforma (vale a dire le prenotazioni dirette) che permettere ai consumatori di poter confrontare i prezzi in modo rapido e accurato.
Booking.com in una nota stampa ha sottolineato che “crede fortemente nella missione della Commissione Europea di promuovere l’innovazione digitale paneuropea, presupposto del mercato unico digitale. Pertanto continuerà a impegnarsi per una maggiore trasparenza nel mercato, sia per i consumatori sia per le aziende digitali come Booking.com.”
Tra i risultati principali del monitoraggio si evidenzia che l’uso delle Ota tra gli hotel nella prima metà del 2016 aumenta di anno in anno a discapito dei canali offline. Stabile invece il canale delle prenotazioni dirette. Dal grafico si evince anche che le catene di hotel hanno maggior potere di mercato e minore dipendenza dalle Ota rispetto agli hotel indipendenti, risultato di brand forti che danno una mano al canale diretto.