L’ultima moda USA in fatto di viaggi è il blind travel, ovvero partire alla cieca, senza conoscere la meta. E alcuni TO americani ne hanno già fatto una redditizia specialità, anche se l’idea iniziale è venuta a due studenti, James Robinson e Georgia Harman, che hanno realizzato Traverse, il kit di un’immaginaria linea aerea, con tanto di biglietti e carte d’imbarco, data, numero del volo, e destinazione nascosta da una superficie argentata. Che i viaggiatori dovrebbero grattare per poter partire.
La tesina dei due studenti si è poi trasformata in una tendenza del marketing di viaggio, sfruttata ad esempio dalla start up USA Pack Up + Go. Al cliente di packupgo.com basta compilare un questionario, indicare il budget, e la partenza per il viaggio a scatola chiusa è garantita. La clientela tipo? Dai gruppi di amici alle famiglie con bambini. “La maggior parte, però, sono coppie, età media 36 anni – spiega Eric Johnson, responsabile per lo sviluppo commerciale – e persone che amano muoversi da sole, che rappresentano il 10% della nostra attività”. Le destinazioni “al buio”? I questo caso, riferisce la Repubblica, tutte americane.
Usa Jubel (jubel.co), a cui nel 2016 si sono rivolti 2000 clienti, propone invece soprattutto viaggi misteriosi in America Latina e Asia, più o meno avventurosi, al costo anche di 25mila dollari. In Europa si possono scegliere poi i Journey With no Destination, organizzati dall’operatore londinese Brown and Hudson (brownandhudson.com).
E in Italia? Al momento il blind travel non sembra essere molto apprezzato. Secondo Fabio Chisari, ideatore e fondatore di Azonzo Travel, operatore specializzato nell’organizzazione di viaggi su misura, “Solo il 20% (dei clienti) prova un desiderio non ancora ben definito, e non sa come decifrarlo”. Dello stesso parere Giampaolo Romano, ad di CartOrange, per il quale il gusto italiano per ora si limita alle sorprese con robusta rete di sicurezza. In definitiva, una riformulazione dell’itinerario su misura.