Spostare i flussi dalle grande città e dalle spiagge verso i borghi e le zone dell’interno, e seguirli grazie al digitale in ogni momento del loro viaggio: ecco, in estrema sintesi, le direttrici del Piano strategico per il turismo per promuovere l’ospitalità italiana nel periodo 2017-2023. Come riporta La Repubblica, il cambio di passo è quantomai necessario: il numero dei visitatori stranieri in arrivo nel nostro Paese cresce (+4,3% nel 2015), ma la permanenza media dal 2001 è scesa da 4,1 a 3,6 giorni. L’Italia è al quinto posto globale per arrivi internazionali e al settimo per ricavi: insomma, risultati “decisamente sotto le potenzialità”, afferma il piano.
“Dobbiamo far rimanere i turisti più a lungo, farli spendere di più e destagionalizzare gli arrivi”, ha detto il sottosegretario Dorina Bianchi, che ha diretto il tavolo tra ministero, Regioni e operatori del settore da cui ieri è uscita la bozza definitiva del piano. Basta “sovra-sfruttamento di grandi mete e prodotti maturi”: il piano prevede di mappare, accanto alle solite destinazioni, quelle “emergenti” e quelle “nuove”, con le indicazioni delle regioni. A cominciare dalle 21 città candidate a capitale europea della cultura, da Ravenna alla vincitrice Matera, dai circa cinquanta siti Unesco italiani, dai parchi naturali ai cammini storici. Tra gli interventi più urgenti, riconosce il piano, c’è quello della digitalizzazione: otto turisti su dieci pianificano il viaggio su Internet,. Sul fronte delle strade digitali, l’Italia è messa male: ad esempio, solo il 29% degli alberghi accetta prenotazioni dirette via web. “Il piano prevede di indirizzare i fondi già stanziati dal governo per banda larga e wi-fi alla copertura delle aree turistiche, offrendo al visitatori accesso gratuito alla Rete con un unico login in tutto il Paese, in modo da poterli seguire e assistere durante il percorso, raccogliendo dati preziosi sulle loro preferenze. Si punta a costruire un database e una piattaforma informatica unici per “Destinazione Italia”, su cui potranno appoggiarsi i siti di Regioni e territori” scrive La Repubblica.
Infine, Bianchi rassicura sui fondi necessari per mettere in atto tutto ciò: “Non mancano, tra budget dei vari ministeri, fondi regionali e europei, incentivi per le startup”. Adesso bisognerà aspettare settembre, quando il documento dovrà essere approvato in Cdm, per sapere nei numeri budget, obiettivi e pure a chi andrà la regia dell’operazione che riunisca tutto sotto il brand Italia. “Abbiamo cambiato metodo, la vera novità è che questo piano nasce dal basso”, dice Bianchi. “I rapporti con gli enti locali sono ottimi”.