Sarà il turismo enogastronomico il motore della ripartenza dell’intero settore. Lo dice, in un’intervista a repubblica.it, Alessandra Priante, direttrice per l’Europa dello Unwto (United Nations World Tourism Organization), alla vigilia della Global Conference on Wine Tourism, che si terrà il 9-10 settembre in Portogallo (nel 2022 srarà Alba a ospitare la sesta edizione).
A più di un anno e mezzo dall’inizio della pandemia, con il 29% delle destinazioni mondiali “chiuse”, il 34% parzialmente sigillate e il 36% accessibili a chi è in possesso di un test Covid negativo, il turismo di prossimità si è confermato come l’unica modalità di spostamento. “Una scelta inevitabile che da una parte ci ha fatto scoprire un nuovo modo di viaggiare, dall’altra ha consolidato un fenomeno in crescita già pre pandemia, e cioè la forza del binomio enogastronomia-vacanza. Oggi in Italia, in Europa e in gran parte del mondo la motivazione enogastronomica è quella principale nella scelta di una destinazione. E sono sicura che non si tratti di una tendenza ma di una realtà che rimarrà tale anche dopo il Covid”, ha aggiunto.
Il turismo legato al food&wine, ha proseguito, è “una leva importante per favorire la destagionalizzazione e la decentralizzazione del turismo”, anche in Italia dove l’intero comparto dell’enoturismo vale 2,65 miliardi di euro. “Il turismo enogastronomico permette di conoscere un territorio in modo più autentico, di favorire lo sviluppo di aree meno note e di decongestionare quelle di massa”.
Un’esigenza che sarà ancora più urgente soddisfare nei prossimi anni, quando “bisognerà mettere in atto un nuovo modo di far conoscere il territorio. Quando riaprirà davvero non potremo più permetterci gli errori di prima. Dovremo mostrare un approccio più olistico, mettere le città d’arte in connessione con le aree rurali”, ha concluso la manager.