Si chiudono oggi le urne del referendum Alitalia. E i 12.500 lavoratori chiamati a votare avranno tempo fino alle ore 16 di oggi per esprimersi sul pre-accordo tra azienda e sindacati e il tentativo di rilancio della compagnia. Alla consultazione non è previsto il raggiungimento del quorum, per cui il risultato sarà valido a prescindere da quanti si recheranno a votare.
Ma quali saranno le conseguenze in caso di vittoria del Sì o del No?
La vittoria del Sì è la pre-condizione per il via libera al nuovo piano di rilancio finanziario e industriale di Alitalia. A fronte di un risultato positivo verrà perciò sottoscritto un “accordo coerente” con il verbale firmato da Governo e sindacati. Il pre-accordo prevede un taglio dell’8% alla retribuzione del personale navigante e una contrazione da 120 a 108 dei riposi annuali: 980 lavoratori a tempo indeterminato in cassa integrazione tra il personale di terra, 550 contratti a tempo determinato e 141 contratti esteri non confermati. Ai nuovi assunti verrà applicato il più leggero contratto cityliner del corto raggio.
Il No all’accordo potrebbe invece aprire la strada della messa in liquidazione di Alitalia con l’arrivo di un commissario straordinario. In questo caso domani Alitalia convocherà un consiglio di amministrazione per deliberare la richiesta dell’amministrazione straordinaria speciale. Si aprirebbe quindi uno scenario di forte instabilità e incertezza con il rischio di cessazione delle attività della compagnia aerea.
Al contrario, il rilancio della compagnia, come spiegato nei giorni scorsi dal presidente designato Luigi Gubitosi, parte dalla discontinuità manageriale e prevede la rinegoziazione della joint-venture con Air France e Delta e dei leasing fuori mercato, oltre a nuove rotte a lungo raggio, come il prossimo collegamento con Delhi, e investimenti su nuovi aerei. E da qui al 2019 sono previsti risparmi per 1 miliardo, di cui due terzi dalle rinegoziazioni di leasing e fornitori.