In Italia si assiste a una vera e propria “esplosione” dello Short Term Rental, ovvero l’ospitalità alternativa – o affitti brevi – non in albergo. Secondo i dati elaboroati dal Centro Studi dell’Associazione Nazionale Property Managers Italia per i partner europei, riporta Askanews, il turnover generato dal turismo in Italia è pari a 167.5 milioni di euro, con un impatto sul PIL del 10.2% e un numero di persone che lavorano direttamente e indirettamente in questo settore pari al 11.6% della forza lavoro Iialiana. L’impatto dello Short Term Rental è stimato in circa il 30% del turnover totale del turismo, con un potenziale sul PIL del 3-4%.
Il settore dello short term rental è cresciuto nell’ultimo anno (2016) di circa il 31% e in alcune città, quale ad esempio Milano, il numero persone che ha scelto di stare in una struttura “alternativa” (come l’appartamento), il 55%, ha superato quello di chi accorda ancora la propria preferenza al soggiorno in hotel, il 45%. Prendendo in considerazione le 10 maggiori città Italiane (Roma, Milano, Firenze, Venezia, Torino, Napoli, Palermo, Genova, Bologna, Lecce) il giro d’affari che ha mosso questo mercato è pari a circa 1.4 milioni di euro. Quasi tutte le Regioni si stanno dotando di una specifica legislazione in materia di ricettività extra-alberghiera e locazione turistica (il Veneto nel 2013; la Lombardia nel 2015; la Toscana nel 2016 ma la legge che ha varato è stata impugnata dinnanzi alla Corte Costituzionale dal Ministro Costa perché poneva dei limiti alla libera concorrenza; il Piemonte sta legiferando in queste settimane e l’Emilia Romagna e la Sicilia probabilmente entro l’estate.