Una condanna per diffamazione via web che riguarda il mondo del calcio potrebbe avere effetti ben superiori al suo ambito di applicazione. Il sito web agenziacalcio.it, si legge nell’articolo su Repubblica di Alessandro Longo, è stato condannato al pagamento di 60mila euro al presidente della Figc Carlo Tavecchio per concorso in diffamazione. Il sito, ora oscurato, era stato assolto in primo grado, condannato in appello e ora la Cassazione ha confermato la sentenza.
Secondo la Corte il gestore del sito è responsabile dei commenti dei lettori anche non anonimi: un orientamento che si discosta notevolmente da sentenze analoghe della Corte di giustizia europea e che potrebbe creare non pochi grattacapi a siti di recensioni di hotel e ristoranti in cui è molto complicato riuscire a controllare e a gestire la portata diffamatoria di un commento.
La sentenza, infatti, è ormai definitiva e potrà essere presa ad esempio in altri procedimenti simili che chiamano in causa la responsabilità del sito web per omesso controllo. Il problema riguarda quindi, potenzialmente, sia i siti di recensioni che i siti di informazione. Se i secondi possono però tutelarsi con la moderazione preventiva dei comment,i i primi, che basano sulla recensione in tempo reale tutto il loro business, potranno essere più soggetti a denunce di gestori di esercizi commerciali che non apprezzano il commento di un utente.
Una prospettiva che non farà certo piacere a chi gestisce i siti, anche se, in molti casi sono comunque già preparati all’evenienza: di solito infatti indicano come foro competente quello della città in cui risiede la società principale, demandando quindi qualsiasi controversia alla giustizia di un’altra nazione, di solito quella degli Usa, patria dei portali più famosi. Anche quello della competenza territoriale dei reati commessi via web è però ancora oggi un punto molto controverso e su cui ci sono diversi orientamenti giurisprudenziali