Il nuovo studio condotto da PricewaterhouseCoopers LLP (PwC), dal titolo “L’impatto economico dell’abolizione delle tasse sul trasporto aereo in Italia” è stato presentato l’11 aprile a Milano. La tesi sostenuta dai risultati di questo lavoro di ricerca è l’incremento del PIL italiano negli anni immediatamente successivi all’abolizione delle addizionali comunali note anche come tasse d’imbarco aeroportuale.
In particolare, secondo le proiezioni presentate, il PIL aumenterebbe di 880 milioni di euro solo nel primo anno, crescendo per un valore di 1,74 miliardi di euro annui entro il 2030 (considerando lo stesso stato attuale dei livelli di tassazione). Inoltre, lo studio ha evidenziato che nei due anni immediatamente successivi alle riduzioni fiscali verrebbero generati più di 3.750 posti di lavoro in tutti i settori dell’economia nazionale, con 7.500 nuovi posti di lavoro generati entro il 2030. Infine, anche in Italia il settore dell’aviazione vedrebbe un incremento, raggiungendo il valore di 480 milioni di euro all’anno entro il 2020 e 590 milioni di euro entro il 2030.
“Questi risultati dovrebbero servire come segnale per il governo italiano sulla vasta portata dell’impatto economico che l’abolizione di queste tasse potrebbe determinare”, ha dichiarato Thomas Reynaert, Managing Director di A4E, Airlines for Europe.
Attualmente i Paesi Europei che applicano tasse a carico dei passeggeri sono Austria, Croazia, Francia, Germania, Grecia, Italia, Lettonia, Lussemburgo, Norvegia e Regno Unito, con Svezia (2018) e Paesi Bassi (2021) che stanno pianificando di introdurle nel prossimo futuro. Uno studio più ampio realizzato da PwC sull’impatto dell’abolizione delle tasse sul trasporto aereo in tutta l’Unione Europea evidenzia che il maggiore beneficiario della riduzione fiscale sarebbe l’intero settore turistico. Secondo lo studio, la completa abolizione di tutte le tasse a carico dei passeggeri aerei in Europa potrebbe favorire più di 45 milioni di arrivi entro il 2020, circa 25,4 milioni di turisti.
“Tutto questo è in linea con la Aviation Strategy for Europe della Commissione Europea, che vede l’aviazione come un catalizzatore per la crescita economica e le connessioni interne”, ha aggiunto Reynaert.
Dal 2006 al 2016, i prezzi medi dei biglietti aerei in Europa sono diminuiti dell’8%, mentre la media delle tasse pagate è più che raddoppiata: da € 6,00 a € 14,00 per biglietto. Oltre alle tasse a carico dei passeggeri, che vengono applicate dai governi nazionali per incrementare le entrate, le compagnie aeree e i passeggeri sono anche soggetti al pagamento dei diritti per l’accesso alle infrastrutture e l’uso dei servizi aeroportuali. Tra il 2006 e il 2016, anche queste voci sono più che raddoppiate: da € 16,00 a € 33,00 per biglietto*.
In Italia, dove nel 2014 sono stati introdotti nuovi modelli normativi, le tariffe aeroportuali hanno continuato a seguire una spiccata tendenza al rialzo. Un raffronto delle tariffe aeroportuali applicate da un campione rappresentativo di scali (Bologna, Catania, Cagliari, Palermo, Torino, Verona, Napoli e Olbia) evidenzia un aumento del 27% per il periodo 2013 – 2019.
“Il nostro impegno e i nostri sforzi per collaborare con le autorità competenti continuano, con l’obiettivo di creare le migliori condizioni possibili per i viaggiatori in Italia”, ha affermato Luciano Neri, segretario generale dell’IBAR, Italian Board of Airline Representatives “Le compagnie hanno già fatto la loro parte, ora è il momento per altri di fare lo stesso”, ha aggiunto Neri.