Rispetto a un anno fa, le compagnie aeree europee pagano il kerosene il 40% in meno (fonte Iata). Ma i passeggeri continuano a pagare il supplemento carburante. Ritorna sull’argomento il Corriere della Sera di oggi, ricordando come, per diversi biglietti, questa voce rappresenti addirittura il 60% della spesa complessiva.
Il fuel surcharge (YQ, nel codice internazionale) nasce nel 2004 per tutelare le compagnie – low cost escluse, che non lo applicano – dai rincari legati alle oscillazioni del greggio.
Oggi il prezzo al barile ha ormai toccato prezzi bassissimi, ma il balzello rimane al suo posto, anche se spesso indicato da un nome diverso, carrier surchange, supplemento vettore. Che vorrebbe dire che il kerosene utilizzato oggi è quello acquistato nel 2014-2015, quindi a prezzi più alti. Peccato, però, che il discorso non valga per i vettori americani e asiatici, abituati a fare acquisti con altre strategie. I biglietti di queste compagnie sono quindi privi del rincaro? No, secondo le rilevazioni del Corriere.
Per quanto tempo andremo avanti così? Secondo Alexandre de Juniac, presidente e amministratore delegato di Air France-KLM, la revisione al ribasso e in alcuni casi l’eliminazione del calo carburante avverrà in tempi che al momento costituiscono un’ “informazione confidenziale”. Insomma, pagheremo meno, ma non si quando, né quanto.