Come sarà l’hotel futuro? Trasformista, flessibile, ibrido e 4.0. A tracciare gli scenari futuri dell’hotellerie è Thomas Bialas, futurologo, innovatore e responsabile del progetto Future Management Tools di Cfmt, in occasione dell’assemblea di Federalberghi. La maggior parte degli alberghi che conosciamo sono stati costruiti all’epoca della civiltà industriale, che presupponeva una netta divisione tra lavoro e tempo libero. “Ora tutto è saltato – spiega Bialas all’Ansa – e non c’è più nessuna separazione. Quanti lavorano tramite computer, telefoni e Ipad anche mentre sono in vacanza? Siamo davanti a situazioni ibride e destrutturate e gli spazi ricettivi devono adeguarsi”. Prima cosa da eliminare quindi la scrivania. “Ormai i nuovi device permettono di scrivere per terra, seduti in poltrona, a letto”. Per questo motivo all’hotel Virgin di Chicago il letto è trasformista: una postazione ibrida a metà fra un luogo per riposare e per lavorare.
“Gli alberghi spendono molto per cose che ormai nessuno vuole più e sono restii a fornire quello che invece oggi è ricercato”, sostiene Bialas. Per esempio i Millennials adorano le camere ampie, bagni importanti, ed elementi di design. E l’ospite deve poter arrivare quando crede, o dormire fino a tardi, senza l’incubo del check out.
Insomma, basta regole fisse. L’hotel deve essere flessibile, anche nei pasti: l’ospite deve poter trovare light lunch o spuntini a qualsiasi ora. E poi basta con le hall giganti, l’hotel del futuro deve offrire spazi di co-working dove si può essere raggiunti anche da colleghi provenienti dall’esterno. L’hotel infatti deve anche essere un luogo di scambio. “A Berlino ad esempio – aggiunge Bialas – il Soho House è un hotel club che accoglie solo creativi, che possono aggregarsi scambiarsi idee e trovano miliardi di iniziative adatte a loro”.