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Turismo accessibile, si può fare di piùERT

Turismo accessibile, non solo un imperativo etico, ma anche un business

Risponde a un bisogno di svago, conoscenza, emancipazione personale. Per tutto questo, il turismo non può essere una possibilità solo per alcuni. Ma, per renderlo per tutti, è necessario che sia veramente accessibile. Dalla teoria alla pratica, vuol dire alla portata di persone anziane, disabili (con riferimento agli aspetti sia motori, sia mentali), con ridotte disponibilità economiche e che soffrono di intolleranze alimentari. O almeno così si dice sul portale dell’Agenzia Nazionale del Turismo. Italiani primi nelle dichiarazioni altisonanti e ultimi nei fatti? Sicuramente la strada da fare è lunga, ma forse … ci siamo incamminati.

 

Il lavoro della Commissione

Nel 2009 in Italia è stata istituita la Commissione per la Promozione e il Sostegno del Turismo Accessibile, il cui approccio si può riassumere così: ogni persona, con i suoi bisogni, è al centro del sistema turistico. Ed è quest’ultimo che si deve adattare ai possibili fruitori, con un’offerta senza barriere architettoniche né percettive, un’offerta che si fa sistema e comprende strutture e trasporti, un sistema gestito da personale formato in modo da saper accogliere veramente e senza discriminazioni. La stessa attenzione si richiede a chi del mestiere non è, ma solo del posto. Anche perché il turismo accessibile – oltre che un’ovvia questione etica – è anche una questione di business. “Turismo accessibile significa stesso prezzo, stessa località, più turisti” si legge in un rapporto della Commissione. Tra i suoi lavori, anche la collaborazione ad Accessibile è meglio Primo Libro bianco sul Turismo per Tutti 2013, sicuramente il testo di riferimento per capire di cosa stiamo parlando e quali sono le potenzialità del “settore”.

 

Accessibilità, che business

Secondo il Rapporto Mondiale sull’Handicap, pubblicato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità nel 2011, più di un miliardo di persone nel mondo vivono con un handicap, in media il 15% della popolazione (sulla base delle stime demogra­fiche del 2010).

Il dato è in crescita rispetto al 1970, quan­do era pari al 10%. Le valutazioni realizzate dal Rapporto si basano su uno studio relativo al 2004, il Global Burden of Deseas, che stimava che il 15,3% della popolazione mondiale (circa 978 milioni di persone su 6,4 miliardi) aveva “disabilità tra moderata e grave”, mentre il 2,9% (circa 185 milioni) presentava una disabilità “grave”.

In base ai dati della Commissione per la Promozione e il Sostegno del Turismo Accessibile, “questi clienti sono 38 milioni in Europa e 3,5 in Italia. Cifre alle quali deve essere aggiunto il fattore moltiplicatore di 2.8, perché in vacanza non si va da soli”.

 

La situazione delle strutture

Lontano o vicino che sia, ogni viaggio, ogni vacanza è un insieme composto da diversi elementi. In questo insieme, la parte del leone – per questo target soprattutto – la fanno le strutture ricettive. Come sono quelle in Italia?

In base a una ricerca condotta da Unioca­mere-Isnart nel 2012, nel nostro Paese le strutture ricettive tendono innanzitutto a offrire bagni con dimensioni e accessori adeguati (ne è provvisto il 44% delle strutture a livello nazionale), seguito poi dall’accesso facilitato alla struttura (43%) e alle camere (34%). Al quarto posto si inserisce un elemento più “soft” e cioè un’offerta enogastronomica più flessibile in base alle esigenze, a cui fa da logico pendant la formazione specifica del personale (16%). Da notare la forte correlazione con il livello della struttura e dell’ospitalità, con i 5 stelle sempre in testa nelle graduatorie rispetto a tutte le altre imprese ricettive.

Dalla stessa ricerca emerge un dato quanto meno curioso sui Rifugi. Anche se evidentemente soffrono di limiti fisici e strutturali difficilmente superabili, raggiungono invece i livelli massimi di attenzione e di offerta nell’enogastronomia “accessibile” da un lato (48%, il dop­pio della media generale), e nell’intrattenimento specifico dall’al­tro (15%). Anche per quanto riguarda la formazione specifica del personale, infine, si collocano ben oltre la media (22%).

Nell’ultimo trimestre del 2012, Unioncamere-Isnart ha compiuto un ulteriore approfondimento sul sistema ricettivo italiano in tema di accessibi­lità. In base ai dati raccolti da questa ricerca, il 58,3% degli imprenditori turistici italiani giudica importan­te puntare sulla clientela con esigenze particolari, con picchi del 67,9% al Centro e del 61% al Sud e nelle Isole. Segue l’area del Nord-Est, dove, da un lato, si contano ben il 15,7% di imprendi­tori che giudicano molto importante rendere la propria offerta più accessibile, ma dall’altro, si rileva una quota del 6,2% di operatori incapaci di esprimere il proprio punto di vista.

 

Città ospitali, un progetto europeo

Anche le città possono essere più o meno ospitali, più o meno alla portata di tutti. Ma tutte le città possono fare dei passi avanti per essere più accoglienti, nei confronti del 100% della popolazione. È nato con questa visione il progetto C.A.R.E, Città accessibili delle Regioni Europee, che inizia richiamandosi all’articolo 2 della Costituzione dell’Unione Europea, relativo al rispetto dei diritti umani e ai principi di uguaglianza e pari dignità, per arrivare a redigere la Carta della città ospitale, una sorta di piano di lavoro. Tra i punti maggiormente significativi c’è quello di considerare il turista come un cittadino temporaneo, che gode degli stessi diritti e degli stessi doveri del residente, migliorare la fruibilità e accessibilità del territorio, utilizzare una comunicazione positiva, senza termini discriminanti e soprattutto fruibile a tutti, impegnarsi nella formazione e sensibilizzazione degli addetti e dei cittadini. Oltre a realizzare un’offerta, che in questo caso nasce sulla base di elementi come la presenza di passerelle, parcheggi, ascensori, ma anche sulla possibilità di ordinare menu speciali per allergici, nell’ambito dello stesso progetto ha preso il via la collana di guide Viaggiare in Europa. Tra le pubblicazioni, molte sono dedicate all’Italia (Milano, Venezia, Bologna, Ferrara, Forlì, Pesaro e Urbino, Ancona, l’Umbria ecc). Ogni città viene presentata con un percorso totalmente accessibile, attraverso luoghi artistici e culturali. Non mancano ovviamente le segnalazioni di alberghi, ristoranti e altri locali, selezionati innanzitutto a partire dalle barriere architettoniche.

 

Anche i musei diventano per tutti? Il progetto del Museo del Cinema di Torino

Simbolo di Torino, la Mole Antonelliana ha concluso pochi giorni fa il progetto “Il museo per tutti, il museo per te”, che rende il percorso espositivo fruibile anche dai non vedenti. Attraverso il suono e la musica, ma anche con modelli visivo-tattili da toccare, tutti i visitatori possono infatti sperimentare il funzionamento dei principali dispositivi precinematografici e scoprirne la meccanica, con l’aiuto dell’audiodescrizione fruibile dal proprio smartphone o dalla guida I-pad. L’iniziativa, promossa dal Museo nazionale del Cinema, si realizza nella sezione dedicata all’Archeologia del cinema (livello +5), completamente rinnovata grazie al contributo della Compagnia san Paolo. Il progetto prosegue ora con il riallestimento del piano dedicato alla ‘Macchina del Cinema’ (livello +15) e la realizzazione di modalità di fruizione rivolte anche alle persone con disabilità uditiva.

 

Monti, laghi, natura. Certo che si può!

Chi è nuovo alla riflessione sul turismo accessibile tende a cadere inevitabilmente in un equivoco: pensare che si possano rendere per tutti le città e le spiagge, ma non i percorsi nella natura, ancor peggio se in montagna. Ma, appunto, sbaglia. Lo dimostra, tra i tanti esempi, il Distretto Turistico dei Laghi, Monti e Valli e il GSH Sempione 82 che propone una guida in pdf con 18 itinerari accessibili a tutti, testati personalmente in carrozzina con l’accompagnamento della guida escursionistica naturalistica, con l’ausilio del gps per accertare tempi di percorrenza e distanze. Ciascun itinerario è corredato da una breve presentazione, da una scheda descrittiva, e da una scala delle difficoltà.

 

I protagonisti dell’accessibilità

L’associazione Si Può, ora Laboratorio Nazionale Turismo Accessibile, nasce nel 2000 per volontà di un gruppo di professionisti e imprenditori privati – tra cui anche il Cerpa Italia Onlus, Centro Europeo per la Ricerca e Promozione dell’accessibilità – da tempo attivi in turismo e disabilità. Nata per favorire la comunicazione e il coordinamento tra progetti altamente qualificanti nel settore dei servizi per persone con bisogni speciali, l’associazione si dedica in particolare allo studio, alla ricerca e allo sviluppo di nuove metodologie di marketing, comunicazione e formazione, alla pubblicazione degli eventi su scala nazionale. Come dire, è una delle realtà a cui rivolgersi se si vuole provare a fare il salto, affacciandosi in questo promettente settore.

Chi cerca strutture sicuramente “adatte” o vuol far conoscere la sua, può invece rivolgersi a Village for all, V4A, marchio di qualità internazionale che si riferisce all’ospitalità accessibile. A un target decisamente ampio (persone con disabilità permanente o temporanea, motoria, limitazioni sensoriali, allergie e intolleranze alimentari, anziani, diabetici, dializzati, persone obese e famiglie con bambini piccoli) V4A dà la possibilità di scegliere hotel, agriturismo, stabilimenti balneari e musei in cui trovare un’ospitalità sicuramente per tutti. Le informazioni, relative a strutture in Italia e in Croazia, sono disponibili per tutti, senza necessità di registrarsi.