A due giorni dagli attentati di Bruxelles, a uno dal travel alert emesso dagli USA, ci si inizia a chiedere che ne sarà del turismo nei prossimi mesi. E subito, come fa il Sole24Ore, ci si richiama al caso della Francia (e dell’Europa) dopo il Bataclan. “Le capitali europee, comprese Roma e Milano, hanno sofferto a Natale sino a un -5% – dice Renzo Iorio, presidente di Federturismo Confindustria – ma ne hanno tratto beneficio città come Napoli, Torino e Bologna. In Italia ci attendiamo comunque un calo di presenze del 4-5% quest’anno, perché il 2015 è stato gonfiato dall’effetto Expo. Anche in Europa c’è da aspettarsi un minore afflusso in occasione di eventi sportivi, manifestazioni di grande richiamo e un “travaso” verso mete europee periferiche. Non un’interruzione”. Tranquillizzante anche la posizione di Pier Ezhaya, vicepresidente di Astoi Confindustria Viaggi: “Abbiamo fatto dei monitoraggi nelle ultime 48 ore e non c’è crollo. Continuano a soffrire Egitto, Tunisia e Turchia”.
Che ne sarà invece del mercato americano, dopo l’alert emesso ieri dal Dipartimento di Stato USA?
In caso di crollo, le ripercussioni potrebbero essere davvero pesanti per il turismo nostrano. In base ai dati Istat, infatti, nel 2015 i turisti americani in Italia sono stati 4,7 milioni (+4,2% di arrivi rispetto all’anno precedente), per una spesa di 4,3 miliardi di euro (+ 2,5%). È preoccupata da questa prospettiva l’Associazione veneziana albergatori (350 alberghi in città e sulla terraferma) che sottolinea come il 30% dei fatturato degli hotel a 4 e 5 stelle in Laguna venga proprio dalla clientela a stelle e strisce. Il presidente di Federalberghi Bernabò Bocca, invece, invita alla calma, facendo notare che si tratta di un alert e non di un warning, sconsiglio ben più pesante.