Cambia il clima? Secondo Enit cambia anche il modo di fare turismo . Lo dicono i primi risultati della ricerca “Turismo Climate-sensitive”, presentata all’ultima edizione della BIT – Borsa Internazionale del Turismo, per analizzare il contesto di cambiamento e per mettere a punto di nuovi modelli di lavoro per imprese e destinazioni turistiche.
Nel contesto di un 2023 classificato come l’anno più caldo mai registrato a ricerca, frutto della collaborazione tra la Fondazione Santagata di Torino e Studio Giaccardi & Associati di Ravenna, ha voluto concentrarsi sull’impatto dell’emergenza climatica sui comportamenti dei viaggiatori e sull’offerta turistica, proponendo nuovi modelli operativi per le imprese e le destinazioni turistiche italiane.
Cambiamenti nelle preferenze dei viaggiatori
Uno dei dati più significativi emersi è la modifica nelle abitudini di viaggio dei turisti stranieri: un calo del 25% delle presenze nei mesi estivi, con un corrispondente aumento nei periodi di primavera e autunno. Questo spostamento di flussi turistici indica una trasformazione del concetto stesso di alta stagione, con le mezze stagioni che diventano sempre più attrattive per i viaggiatori.
Siti UNESCO e turismo culturale
L’indagine ha posto particolare attenzione al turismo culturale e ai 59 siti UNESCO italiani, utilizzandoli come indicatori dell’adattabilità del sistema turistico nazionale ai cambiamenti climatici. Nel 2022, il turismo legato al patrimonio culturale ha generato oltre 142 milioni di presenze e un ritorno economico superiore ai 12 miliardi di euro, sottolineando l’importanza di integrare l’emergenza climatica nelle strategie di sviluppo del settore.
Verso un turismo climate-sensitive
L’ENIT sottolinea l’urgente necessità per le destinazioni turistiche e le imprese del settore di adottare un approccio climate-sensitive, prevedendo l’integrazione dell’emergenza climatica nei modelli di business. Circa il 51% dei clienti, secondo dati di Booking del 2023, pianifica viaggi e vacanze basandosi sulle previsioni climatiche, evidenziando un cambio radicale nelle preferenze dei consumatori paragonabile all’impatto della digitalizzazione avvenuto oltre un decennio fa.