Il turismo industriale in Italia è un tesoro poco conosciuto e poco sfruttato, nascosto nei musei, negli archivi e negli stabilimenti delle grande industrie italiane. Secondo i dati di una ricerca condotta da Jfc, società specializzata in indagini sul turismo, le regioni con il maggior numero di siti industriali dal potenziale valore turistico sono Lombardia (18,4%), Veneto (11,1%), Toscana (10%), Piemonte (9,5%), Emilia Romagna (6,8%), Lazio (5,8%) e Marche (5,3%).
L’assunto di fondo è che la forza evocativa dei grandi marchi industriali italiani si lega alla storia del nostro Paese e il turismo industriale potrebbe diventare un plus importante per l’economia nazionale.
Dalle antiche bilance custodite nell’Aboca Museum di San Sepolcro a Casa Buitoni, a pochi passi dal primo pastificio aperto nel 1827, dal museo Perugina ai musei Ferrari, Lamborghini, Fiat, Alfa Romeo, Ducati, Piaggio, Moto Guzzi, Pirelli, i gioielli del Made in Italy nascosti nelle 166 industrie italiane che sarebbero in grado di generare appeal per flussi turistici sono tutti da scoprire.
A fronte delle attuali 412 mila presenze turistiche e un fatturato generato per il solo sistema ospitale di oltre 25 milioni di euro, il valore potenziale del turismo industriale è pari a 1 milione 860 mila presenze, che si traducono in 126.500 mila euro di spesa.
A livello europeo il turismo industriale nel complesso genera più di 18 milioni di presenze turistiche, con una spesa media sul territorio di 349 euro per i turisti internazionali e 220 euro per quelli nazionali. A questi si aggiungono 146 milioni di escursionisti day-user, con una spesa media di 28 euro.