Il turismo italiano non fa sistema, non si apre all’Asia, è troppo legato alla stagionalità e difetta di strutture di fascia medio bassa.
Dal rapporto condotto da Touring Club in collaborazione con Unicredit sembra che Expo sia l’ultima occasione utile per invertire una tendenza negativa che va avanti ormai da anni. Come illustra un’inchiesta di repubblica.it, per non scendere ulteriormente all’interno del ranking internazionale e intercettare i turisti del futuro, i nuovi benestanti dei Paesi emergenti, dobbiamo sfruttare al massimo l’opportunità di Expo.
Ma forse non basterà, perché troppi sono i ritardi strutturali accumulati negli ultimi anni.
Nemmeno l’incremento delle presenze straniere (+2,3%) è riuscito a risollevare le sorti del settore, che ha chiuso il 2014 anno con un – 1%. E se nell’ultimo anno gli arrivi sono saliti del 133%, si limitano a 2,7 milioni di presenze.
D’altronde, non c’è stato rinnovo dell’offerta alberghiera soprattutto nel turismo balneare, un settore considerato ormai maturo che continua a concentrarsi in Liguria, Romagna e Veneto – il Sud di fatto è assente – ed è stagionale.
E se negli ultimi anni è aumentata l’offerta di livello medio-alto, ciò non è avvenuto nella fascia medio bassa, facendo perdere la sfida con i Paesi concorrenti, soprattutto Spagna e Turchia. In ogni caso, senza i flussi dai Paesi emergenti il settore non reggerà il terzo posto in classifica per entrate dall’estero, dopo la moda e l’automotive. Ci salva solo l’enogastronomia: siamo al primo posto nel mondo sul tema del cibo, dove superiamo Francia e Giappone nel ranking internazionale.