Wwoof: agricoltura e sostenibilità diventano turismo

Più che una vacanza alternativa una filosofia di vita. È il Wwoof, acronimo di World wide opportunities on organic farm, il progetto nato nel 1971 in Inghilterra basato sul coltivare ortaggi e vivere in armonia con la natura secondo le regole dell’autosufficienza energetica e alimentare rigorosamente senza tv o telefono. “ll bello di fare wwoofing è riassunto nel nostro motto: condividere la quotidianità rurale alla ricerca di stili di vita in armonia con la natura – spiega a La Repubblica Claudio Pozzi, presidente di Wwoof Italia,  parte della rete FoWO, la federazione che riunisce le associazioni Wwoof di circa 60 Paesi del mondo -. Ma attenzione a non confonderlo con una vacanza a basso costo o con un modo per avere lavoratori gratis”.

Nel 2014 in Italia hanno “fatto wwoofing” in 5.500. C’è chi lo fa solo nei week end, chi decide di provare per qualche mese a sperimentare giornate meno stressanti per seguire i ritmi naturali e recuperare il senso della comunità e della condivisione. Il progetto è quello di mettere in rete fattorie biologiche, aziende agricole e masserie che offrano vitto e alloggio in cambio di aiuto e in Italia sono già circa 700 i woofer dislocati da nord a sud della Penisola. In Sicilia nei 30 woofer che hanno aderito alla rete, fra i quali molti fondati da stranieri provenienti dal Nord Europa, si offre un turismo rurale e sostenibile in cambio della raccolta di uva, avocadi e olive. Sull’Appennino tosco-romagnolo la Fattoria dell’Autosufficienza mette invece a disposizione tende e jurte a chi dà una mano nell’orto e sulle montagne dell’aquilano si cercano volontari per raccogliere frutti di bosco. In Val d’Aosta, a Cogne, un allevatore offre un bungalow a chi lo aiuta ad addestrare i suoi cavalli andalusi e in Val Maira, nel cuneese, si cercano volontari per pulire i sentieri e tagliare la legna.