Dura replica di Airbnb alla notizia che l’Aula del Pirellone ha approvato il 17 gennaio scorso la legge che introduce il Codice Identificativo di Riferimento (CIR) per le case vacanze, come da anticipazioni pubblicate da diversi magazine di settore nei giorni scorsi.
In una nota stampa Airbnb infatti spiega: “L’ufficio complicazione affari semplici non chiude mai ma questa volta, complice la campagna elettorale e la fretta di fare qualche regalino last-minute, Regione Lombardia si è davvero superata. Quando la politica non capisce un fenomeno, crea un registro. Eccoci quindi all’ennesimo obbligo burocratico imposto anche a una categoria – quella della locazione breve – che negli ultimi 24 mesi la Regione si è affannata a negare esistesse, equiparandola alla casa per vacanza, in barba al codice civile e le leggi dello Stato.
Oggi hanno perso tutti: gli onesti si troveranno a dover affrontare maggior burocrazia (mentre i furbi continueranno a farla franca riportando codici identificativi fasulli o altrui), le istituzioni affronteranno maggiori oneri per istituire uno strumento che non servirà a niente, e dovranno arrampicarsi sugli specchi per difendere in tribunale una norma chiaramente contraria al diritto UE. Infine gli ospiti verranno confusi da annunci con un codice senza significato, presente solo in Lombardia, senza alcuna garanzia che la sua presenza sia davvero sinonimo di una struttura legittima”.
Di diversa opinione il relatore del provvedimento Fabio Rolfi, vicecapogruppo Lega in Consiglio Regionale: “Questa legge nasce dalle istanze espresse dalla gran parte dei rappresentanti di categoria e punta a tutelare i tanti imprenditori onesti, per riemergere il sommerso e, in linea con la norma sul turismo, per promuovere l’accoglienza corretta nella nostra Regione. Anche a fine legislatura la Lombardia dimostra il suo impegno costante nei riguardi di chi fa impresa e porta ricchezza al nostro territorio.”